Niente, l'Italia ha fatto un tampone ed è risultata positiva. Perché cos'è «un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica», se non la certificazione che la politica espressa dalle urne non fosse in grado di governare? Che non puoi davvero eleggere chi ti pare e illuderti che funzioni. Nel 2018 dopo venticinque anni pieni di mancate riforme il populismo ha vinto le elezioni, in forma di sovranisti e incompetenti dichiarati. La piazza, che i padri costituenti avevano tenuto fuori dal Palazzo, optando per un governo scelto non dal popolo ma dal Capo dello Stato e accettato dal Parlamento, è entrata nella stanza dei bottoni, cavalcando l'insofferenza e anche, spiace dirlo, la credulità popolare nelle soluzioni semplici e indolori. Perciò non è stato difficile formare un governo giallo-verde, a parte la sceneggiata del contratto. La sinistra era solo invidiosa di non potersi intestare lei reddito e quota 100 e, giusto per tenere caldi i militanti, strillava sui migranti in mare. Oggi invece nei Balcani possono morire di freddo in diretta tv: tanto mica c'entra Salvini? All'improvviso, complice un'ubriacatura non di mojito ma di potere, s'è aperta una breccia in cui i politici di mestiere si sono prontamente infilati. Già Bersani c'aveva provato nel 2013, prima di gettare Enrico Letta nelle braccia di Berlusconi. C'era forse un calcolo: se Salvini che è Salvini ha fatto come gli pareva coi 5S, vuoi che non ci riusciamo noi, che siamo il Pd? Poteva funzionare, ma certo non senza una guida, come invece hanno scelto di stare eleggendo Zingaretti, con più spazio ai potenti del partito per ricucire con Leu e Cgil. Del resto, al Pd basta avere il potere, anche per farci niente, poiché tanti suoi elettori si accontentano di sventolare bandiere e vagheggiare un mondo migliore.
Ebbene, è il momento di affermare che esiste un elettorato di centro-sinistra e di centro-destra che non vuole il populismo, né in salsa verde né in salsa gialla. Persone moderate, che credono nei valori della democrazia, che sanno di dover stare al Mondo nel blocco chiamato Europa, che i debiti pensano di doverli pagare e di poterlo fare con fatica e lavoro, solo in un sistema economico più moderno e funzionante.
A questi italiani l'incarico a Draghi ha dato quella voce che gli veniva negata da un sistema mediatico mai così compatto, forte e costante come durante questa crisi. Renzi chiedeva il Mes e gli rispondevano Conte, chiedeva della giustizia e gli rispondevano Conte, chiedeva di scuola e trasporti e gli rispondevano Conte, chiedeva di cambiare il Recovery Plan e gli rispondevano Conte. Mai un dibattito, un approfondimento, un'analisi con esperti.
Insomma, il dito di un partito puntava alla luna e loro riportavano la notizia che c'era un matto col dito alzato. Ora gli hanno tolto il pallone e dovranno ingoiare ben altro. Non sappiamo se la nave Draghi salperà né se andrà lontano. Ma la sua sola esistenza è un monito alle baggianate e all'incompetenza.
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