Dopo sei mesi in cella i tre stupratori minori adesso fanno i pizzaioli

Violentarono una 15enne, il gip li libera a tempo di record per la messa in prova "soft"

Dopo sei mesi in cella i tre stupratori minori adesso fanno i pizzaioli

Napoli - Non solo l'hanno violentata. L'hanno insultata su Facebook e l'hanno minacciata. Lei, 15 anni appena. «Zitta, o ti incendio la casa. E non scherzo», le aveva scritto uno del branco per obbligarla a ritrattare. A ottobre erano stati arrestati dalla polizia. Tre minorenni: A.P., E.A. e R.R. Due di loro sono imparentati con famiglie camorristiche del Vasto-Arenaccia, il quartiere dove comanda Edoardo Contini, il boss in smoking.

Dopo sei mesi, sono stati tutti liberati dal gip per beneficiare di una particolare forma di messa in prova. Dovranno imparare a fare le pizze. Maneggiando farina e lievito, secondo il magistrato, potranno liberarsi della vergogna e della colpa di aver distrutto l'esistenza di una ragazzina, stuprata sugli scogli di Marechiaro nel maggio scorso. Circondata e costretta a subire con la forza un rapporto da un diciassettenne che l'aveva raggiunta via mare e che l'aveva ingannata allontanando un altro paio di ragazzi che l'avevano infastidita, mentre prendeva il sole con un'amica. Uno stratagemma per isolarla e per approfittare di lei. Mentre la compagna si dileguava, infatti, il ragazzo si è «esibito» davanti agli altri giovani rimasti sugli «spalti». Per sfuggire all'orrore, la vittima si era lanciata in acqua e il bruto l'aveva irrisa consigliandole di «lavarsi con l'acqua di mare». La corsa a casa, in lacrime. E la denuncia ai carabinieri della stazione di Bagnoli. Che, grazie all'attento monitoraggio dei social network, erano riusciti in poche settimane a circoscrivere i sospettati e a identificare i maggiori indiziati. Nell'ottobre scorso, sono scattate le manette. E oggi la decisione, da parte del giudice delle indagini preliminari, di scarcerare gli indagati. La liberazione anticipata - chiesta dal loro legale ed accolta dal gip, come raccontato dal quotidiano Il Mattino - è condizionata alla possibilità di reinserimento assistito dai servizi sociali. Per ora, però, niente più detenzione ma sudore e impegno per imparare a impastare margherite, capricciose e focacce.

«Avrei preferito che stessero in carcere a scontare la pena ha commentato il deputato europeo di Forza Italia, Fulvio Martusciello Sei mesi di carcere non possono dare assolutamente idea della gravità del delitto commesso». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. «Liberare dopo solo pochi mesi i tre minori che a maggio hanno violentato una 15enne a Napoli, in cambio dell'impegno di rigare dritto e lavorare come pizzaioli, è un insulto alla giustizia e un insulto alla vittima». «Una violenza sessuale rovina per sempre la vita di una ragazzina quindicenne, qui non parliamo di una bravata ma di un reato gravissimo e ripugnante, che deve comportare una pena severa, da scontare fino in fondo».

Secondo Calderoli, «i giudici hanno lanciato un messaggio sbagliato, ovvero che per una violenza sessuale si paga una pena minima, quasi nulla, e si ottiene pure un lavoro. Davvero una brutta pagina per la nostra giustizia».

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