Le più numerose sono le clarisse, seguite dalle benedettine e dalle carmelitane scalze. Le trappiste invece sono soltanto in due. Più di trecento suore di clausura, lasciati i monasteri sparsi per l'Italia e interrompendo quella routine fatta principalmente di preghiera, si sono ritrovate eccezionalmente a Roma, all'Auditorium Antonianum, convocate dal Vaticano per partecipare a un convegno sull'economia al servizio delle forme di vita contemplativa, un modo per trasmettere alle religiose alcune linee guida per amministrare al meglio il patrimonio delle proprie comunità.
Sono econome e badesse, molte di loro escono per la prima volta dal convento per un evento del genere, l'emozione di tante, soprattutto le più giovani, è ben visibile sui loro visi avvolti dal classico e inconfondibile velo. C'è la suora che prende appunti tenendo sulla pagina del quaderno un'immaginetta della Madonna, quella che riprende tutto con il telefonino, munita di mini treppiedi e quella che approfitta di un momento di pausa per pregare, breviario alla mano. Un altro gruppetto di consorelle assalta il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, per chiedere una foto ricordo. «Quando ci ricapita?», dicono scherzando.
L'organizzatore dell'evento voluto da Papa Francesco, l'arcivescovo spagnolo José Rodriguez Carballo, segretario della congregazione vaticana, tiene la relazione introduttiva e invoca «trasparenza in tutti i monasteri», richiamando più volte le parole «del nostro amato Santo Padre Francesco». Durante la lectio il prelato scherza anche con le suore che lo ascoltano ma punta anche il dito contro quelle religiose un po' troppo avare: «Care econome, non aspettate che venga una consorella a umiliarsi per chiedere il necessario, chi siete voi per fare questo, delle padrone?», ha ammonito il monsignore, «dovete anticiparle, magari dicendo sorella hai bisogno di un nuovo paio di scarpe?'. Siete sobrie - ha continuato Carballo - e il capitale che avete accumulato è il frutto di tante privazioni, su questo siete davvero ammirevoli. Ma attenzione, la sobrietà deve portarvi anche al distacco dalle cose».
Durante la pausa dai lavori e prima del dialogo a porte chiuse, le suore scambiano qualche parola tra di loro, fanno amicizia e scattano anche qualche selfie. Una suora orientale dà consigli tecnologici a una consorella più anziana di un altro monastero e un altro gruppo di religiose si dirige verso il buffet: «Andiamo a bere un caffè, va bene che siamo econome, ma almeno questo possiamo concedercelo», scherzano. «Spesso non abbiamo tutte le competenze per amministrare e mettere mano ai beni, sicuramente dovremmo ripensare le modalità di approccio all'economia - ci spiega suor Paola, una sorridente carmelitana, - questa è un'occasione anche per entrare in contatto e fare rete con i monasteri e le consorelle di altri ordini». Ma è vero che voi suore di clausura non potete avere contatti con nessuno?, chiediamo a un'altra suora dell'ordine delle clarisse cappuccine.
La religiosa scoppia a ridere: «Non è più come una volta, tante cose son cambiate, è una verità diciamo parziale, anche noi che sembriamo così fuori dal mondo, viviamo in questo mondo e cerchiamo di stare al passo con i tempi per quello che è possibile».Una suora africana che vive a Roma, sentito il discorso si avvicina: «Scusate avete notizie sulla Brexit? Succederà a mezzanotte, no? Visto? Sappiamo anche le ultimissime dal mondo!».
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