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Sentito il titolare della cascina: "Ai pm ho fatto dei nomi"

Vincenti ha anche smentito l'ipotesi di dissidi familiari

Sentito il titolare della cascina: "Ai pm ho fatto dei nomi"

Ha trascorso una notte insonne la città di Quargnento: troppo forte il dolore per la perdita dei tre vigili del fuoco, morti sotto le macerie di un cascinale, distrutto da due esplosioni che, secondo gli inquirenti, sono di origine dolosa.

Molti i cittadini che hanno voluto portare un fiore davanti alla caserma dei vigili del fuoco che, con la disperazione nel cuore, hanno continuato a svolgere il loro dovere. I nomi di Matteo Gastaldo, Marco Triches e Antonio Candido si aggiungono alla lunga lista di chi è morto per adempiere al proprio dovere. Il movente potrebbe essere legato alla faida familiare tra i proprietari della cascina, Gianni Vincenti ed il figlio o potrebbe trattarsi della vendetta di un vicino o di un regolamento di conti per pagamenti in sospeso.

«Al momento non ci sono indagati e il procedimento è contro ignoti - ha detto il procuratore capo di Alessandria Enrico Cieri -. I carabinieri hanno iniziato ad ascoltare le persone che possono fornire elementi importanti all'indagine. È stato un crollo doloso, premeditato». Le modalità sono note, ma c'è un'intera ala di questo edificio completamente scavata e occorre verificare se lì c'erano altre bombole e altri timer.

Tutto ruota intorno ai sigilli del gas che sono stati manomessi: il titolare ha dichiarato di aver interrotto l'erogazione del gas, visto che il cascinale era disabitato da tempo. Quindi, chi lo ha riattivato, doveva essere una persona non solo esperta che conosceva la casa e sapeva dove si trovavano gli allacci.

Vincenti, sentito anche ieri, ha detto che in passato aveva subito altri atti dolosi e in paese c'era tanta invidia per lui. «Ci sono una serie di situazioni che ho chiarito bene - ha ribadito -. Ieri poi sono riuscito con i carabinieri a dare un filo logico a tante situazioni che si sono verificate da quando eravamo lì a Quargnento e sono venute fuori due o tre ipotesi». E ai militari ha fatto qualche nome. Poi ha smentito le voci su dissidi familiari?: «Questa la cattiveria più grossa che potevano dire, non ho problemi con mio figlio assolutamente». Le indagini stanno proseguendo in due modi: gli scavi tra le macerie da parte dei vigili del fuoco e l'ascolto di testimoni come persone informate dei fatti.

Intanto i due vigili del fuoco e il carabiniere rimasti feriti nell'esplosione sono fuori pericolo.

Tra loro Giuliano Dodero, il caposquadra dei tre pompieri morti che, operato al bacino e a un femore, è stato ascoltato per più di un'ora dagli inquirenti. I suoi ricordi potrebbero essere di fondamentale importanza per ricostruire la dinamica e risalire al colpevole. Non riesce a darsi pace ancora per quella che considera la morte dei «suoi ragazzi».

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