"La Storia siamo noi": Mattarella cita De Gregori per il 2 giugno

L'ultimo discorso di Sergio Mattarella per il 2 giugno in qualità di presidente della Repubblica ha fatto leva sull'orgoglio e la solidarietà del Paese

"La Storia siamo noi": Mattarella cita De Gregori per il 2 giugno

75 anni fa, nel 1946, l'Italia era sulle ginocchia, annientata da una guerra che aveva portato morte e distruzione nel Paese. Oggi, il Paese è alle prese con la più grave crisi economica dal Dopoguerra a causa della pandemia e oggi come ieri cerca di risollevarsi per tentare il rilancio. Nel 1946 l'Italia scelse di diventare una repubblica, di lasciarsi alle spalle la monarchia. Il Ventennio era un ricordo ancora fresco negli italiani, impegnati nella ricostruzione del Paese. Sergio Mattarella, nel discorso pronunciato in occasione della festa della Repubblica, ha fatto cenno ai due momenti storici per incoraggiare il Paese a dare il suo massimo, perché solo unita l'Italia potrà rimettersi in piedi e ricominciare a correre.

"Anche oggi siamo ad un tornante del nostro cammino, dopo le due grandi crisi globali, quella economico finanziaria e quella provocata dalla pandemia. Come lo fu allora, questo è il tempo di costruire il futuro", ha detto Sergio Mattarella nel corso del suo intervento. A pochi mesi dalla fine del suo mandato, uno dei più difficili della storia repubblicana, Sergio Mattarella ha il compito di incoraggiare quest'Italia smarrita e lo fa facendo leva sul suo orgoglio: "Qualcuno a volte manifesta l'impressione che lo spirito dei costruttori di allora sia andato smarrito, imbrigliato da inerzie e pigrizie, bloccato da rendite di posizione, dall'illusione di poter sopravvivere seguendo la logica emergenziale del giorno per giorno. Il Paese non è fermo. Quando diciamo che nulla sarà come prima sappiamo che il cambiamento è già in atto ed è veloce".

Il capo dello Stato ha ricordato che "la Repubblica è, prima di tutto, la storia degli italiani e della loro libertà", sottolineando che "fu proprio la scelta repubblicana il presupposto che rese possibile radicare nel sentimento profondo del popolo le ragioni di una unità e una coesioni più forti". Nel suo discorso ufficiale, nel quale ha esaltato il lavoro delle donne e degli uomini che in ogni tempo hanno lavorato per costruire un'Italia unita, ha voluto citare uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi, Francesco De Gregori.

"Un bel brano di De Gregori dice: 'La storia siamo noi, nessuno si senta escluso'. Proviamo a leggere così questi 75 anni di vita repubblicana: da una prospettiva diversa che ci consente di cogliere i profili di soggetti che spesso sono rimasti nell'ombra, sullo sfondo. E che invece hanno riempito la scena, colmato vuoti, dato senso e tradotto in atti concreti parole come dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà. Parole che altrimenti sarebbero rimaste astratte aspirazioni", ha esortato Sergio Mattarella.

Il presidente della Repubblica si è quindi rivolto ai giovani, facendo loro un appello: "Impegnatevi nelle sfide nuove, a cominciare da quella della sostenibilità e della transizione verso un pianeta fondato sul rispetto dell'ambiente e delle persone come unica possibilità di futuro. Adoperatevi per trasmettere valori e cultura attraverso i nuovi mezzi di comunicazione.

Per promuovere un uso dei social che avvicini le persone e le faccia crescere dal punto di vista umano e sociale, combattendo con determinazione la subcultura dell'odio, del disprezzo dell'altro".

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