L'onorevole Vittorio Sgarbi, alla fine, ha optato per l'astensione al nuovo governo presieduto da Mario Draghi. Non solo: il parlamentare e critico d'arte, utilizzando uno storico motto di Gabriele D'Annunzio, ha rimarcato di essere pronto ad osare (e di farlo già, non votando il sostegno all'esecutivo di unità nazionale). "Memento audere semper", cioè "ricordati di osare sempre", ha chiosato Sgarbi, al termine del suo intervento odierno presso la Camera dei deputati.
Oggi per il presidente del Consiglio Mario Draghi è il giorno della fiducia che otterrà, senza dubbio alcuno, dalla maggioranza dei deputati. A meno di sorprese, i numeri saranno davvero consistenti. Una situazione che dovrebbe sbloccarsi in poco tempo, consentendo all'ex presidente della Bce d'iniziare a lavorare ad i primi provvedimenti. Sgarbi ha voluto fare la sua dichiarazione di voto, optando per uno stile riconoscibile: "Per la considerazione che ho per lei, con sofferenza mi asterrò", ha detto in ultima battuta. L'onorevole aveva del resto manifestato buone aspettative nei confronti dell'avvento di Draghi, ma è stata probabilmente la conferma di alcuni ministri presenti nel precedente governo, con Luigi Di Maio agli Esteri e Roberto Speranza alla Salute in primis, ad aver suscitato dubbi che poi sono divenute certezze. Una delle critiche mosse da Sgarbi oggi, del resto, è relativa alla chiusura delle piste da sci, che è un provvedimento caldeggiato dalle deleghe in mano ai "giallorossi".
"Presidente - ha fatto presente Sgarbi in aula - lei vede assembramento, mentre si chiudono le piste di sci". La richiesta indiretta, insomma, sembra essere quella di ripensare il modus operandi - quello delle chiusure comunicate poche ore prima della riapertura, ad esempio - che per Sgarbi è proprio del ministro Speranza, magari del Cts e, più in generale, della gestione dell'ex premier Giuseppe Conte nei confronti della gestione dello stato pandemico. Sgarbi ha ammesso di osare, ma ha anche invitato Draghi a fare lo stesso. Poi un'altra citazione: tenendo in considerazione un'espressione propria del critico d'arte Costantino Kavafis, Sgarbi ha definito Draghi un "barbaro mancato", nell'atteggiamento di attesa che attiene all'imminente "arrivo dei barbari". Due riferimenti, quindi: uno a Gabriele D'Annunzio e l'altro ad un poeta e giornalista greco di stampo conservatore.
Ieri - come riportato dall'Adnkronos - Sgarbi aveva commentato le parole che Draghi aveva pronunciato in Senato: "Ha detto cose condivisibili, generiche, soprattutto rispetto a quanto pensavo della sua sofisticata dottrina, ma poi ha detto dieci volte 'resilienzà, che vuol dire un accomodamento alle mode insopportabile". E ancora: "Mi sono cadute le braccia - sottolinea - quando l'ho sentito dire per dieci volte la parola 'resilienzà". Un utilizzo terminologico di una parola parecchio inflazionata di questi tempi che il parlamentare non ha insomma condiviso. Nel corso di queste ore, Sgarbi aveva anche "preso atto" della disponibilità di Walter Ricciardi a dimettersi. E questo era avvenuto dopo l'invocazione del lockdown generalizzato da parte del consulente di Speranza.
Sgarbi, dunque, non
vota la fiducia (e si astiene) a Mario Draghi, che si appresta a ricevere il pieno mandato dalla Camera dopo l'obbligatorio passaggio in Parlamento che si concluderà nella serata odierna. Non c'è sfiducia, ma astensione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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