«Menzogne».Vittorio Sgarbi risponde al telefono mentre è in questura. «Sto presentando un'altra denuncia per diffamazione e per stalking, perché sono vittima anche di questo reato se un giornale fa uscire ogni giorno un articolo contro di me zeppo di menzogne». Ce l'ha con il Fatto, il sottosegretario alla Cultura, e ovviamente con il giornalista autore dell'inchiesta contro di lui, Thomas Mackinson. Che, nei giorni scorsi, si è difeso dall'accusa di aver «minacciato» gli ex collaboratori di Sgarbi per ottenere informazioni contro il politico e critico d'arte. Spiegando come i messaggi mandati a un ex autista fossero solo un modo per caldeggiarne una replica, in mancanza della quale avrebbe comunque scritto un articolo che conteneva informazioni su di lui. «Macché», replica il sottosegretario parlando al Giornale. «Ha chiamato Domenico, questo mio ex autista, e poiché non voleva dire nulla lo ha minacciato di rivelare che mentre faceva l'autista per me percepiva anche il reddito di cittadinanza, cosa che peraltro io nemmeno sapevo. Se non è una minaccia questa». Sgarbi sostiene anche che Mackinson abbia mentito al suo cdr, «sostenendo che la denuncia per diffamazione ed estorsione presentata contro di lui a Torino sia stata archiviata, cosa che non è affatto vera», e accusando lui e il giornale che aveva raccontato la vicenda «di metodo Boffo, quando è evidente - attacca Sgarbi - che il metodo Boffo è quello che usano loro».
Dei tanti suoi ex collaboratori contattati dal Fatto, Sgarbi sottolinea come l'unico ad averlo messo nel mirino sia Kevin, quello «abbandonato» in autostrada a Fossano, la cui storia è stata raccontata nell'articolo pubblicato ieri sul quotidiano diretto da Marco Travaglio. Ma, insiste Sgarbi, «l'articolo è totalmente diffamatorio a partire dalla geografia». «Se sono a Saluzzo - spiega - per andare a Montecarlo vado nella direzione opposta di Elva, che è a 283 chilometri e 4 ore da Montecarlo. Questa è la prova che non avevo mai pensato di andare nel Principato». Insomma, la storia dell'autista sarebbe farlocca: nessun quadro a bordo, nessun viaggio verso Montecarlo. E il bonifico da 1.500 euro sarebbe «il compenso per il suo lavoro, non un modo per comprare il suo silenzio, io il famoso video nemmeno l'ho mai visto», taglia corto il sottosegretario.
Anche l'abbandono in autogrill sarebbe «concordato», secondo Sgarbi, che racconta che Kevin era ubriaco, non era in grado di guidare, ma alla proposta del sottosegretario di lasciar guidare D'Angelo, il commerciante d'arte che viaggiava con loro, «ha replicato dicendo che avrebbe preferito fermarsi lì piuttosto che stare a bordo facendo guidare altri, essendo lui l'autista. Così è sceso».
Per Sgarbi, insomma, quella contro di lui è una campagna mediatica tesa a delegittimarlo, «uno stillicidio» per farlo apparire infedele verso lo Stato. «E per farlo, hanno chiamato quasi tutti quelli che hanno lavorato con me», spiega ancora, aggiungendo che questi, però, sono tutti solidali con lui.
«L'unica eccezione è questo qui prosegue il sottosegretario alla Cultura - questo autista che tra l'altro è pregiudicato, e guarda caso è grande amico della persona che sospetto sia la gola profonda di questa storia, l'autore della famosa lettera anonima».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.