Il Senato polacco è andato fino in fondo sull'onda della spinta nazionalista, che da sempre eccita il popolo polacco in modo poetico quanto illusorio e alla fine bugiardo. Ieri, senza riguardo per la Storia, il Senato ha votato dopo qualche giravolta una legge per cui «chiunque dichiari pubblicamente e contrariamente ai fatti che la Nazione Polacca o la Repubblica di Polonia è responsabile o corresponsabile per i crimini nazisti commessi dal Terzo Reich... o di altri crimini che costituiscono crimine contro l'umanità o crimini di guerra o chiunque altrimenti diminuisca le responsabilità dei veri perpetratori di tali crimini è condannabile a multa o alla prigione fino a tre anni».
Israele è giustamente irato, anche perché il premier Netanyahu, che dichiara che la menzogna non passerà, sabato scorso aveva ottenuto al telefono dalla sua controparte polacca Mateusz Morawiecki la promessa di una revisione della cancellazione delle responsabilità polacche. Adesso, Israele medita con rabbia e anche con imbarazzo una reazione adeguata. Il dilemma è serio. Da una parte la Polonia è molto amichevole verso Israele nell'ambito della sempre astiosa e aggressiva Unione europea, dall'altra il gesto revisionista e persino negazionista della verità storica è sconcertante e doloroso.
Come stanno veramente le cose? C'è un po' di ragione e del torto marcio nella posizione polacca. Perché è certamente vero che non sono stati i polacchi a organizzare lo sterminio degli ebrei, che i nazisti non erano loro amici, al contrario: fra i 5 milioni e mezzo e i 6 milioni e mezzo di cittadini polacchi (che combatterono aspramente e con coraggio) furono uccisi dai nazisti, ma la sofferenza degli ebrei che erano il 10 per cento della popolazione totale, circa 3 milioni e mezzo, è incomparabile: tutti fuorché un centinaio di migliaia sono stati sterminati. I tedeschi costruirono in Polonia circa 450 fra campi di concentramento, campi di lavoro e di prigionia e 700 ghetti. Gli ebrei furono destinati all'estinzione di massa nei campi di Auschwitz Birkenau, Belzec, Chelmno, Majdanek, Treblinka, Sobibor. Certo, furono i nazisti a scegliere la Polonia perché era più facile spingere le masse presenti in quel Paese alla morte, ma anche perché poteva contare su un inveterato, profondo, aggressivo antisemitismo di massa. I campi non sono polacchi, sono nazisti, va bene; 6.700 polacchi sono commemorati al museo di Yad va Shem perché salvarono tanti ebrei. Ma i polacchi furono spesso complici, denunciarono, spiarono, uccisero come a Jedwabne, nel 1941, dove i 1.600 cittadini ebrei furono fatti a pezzi, bruciati vivi, sottoposti a torture da antisemiti polacchi e tedeschi. A Kielce, nel 1946, decine di ebrei furono massacrati durante un pogrom polacco, dopo la Shoah. I nazisti erano già andati a casa. La Polonia vuole dimenticare la sua brutta faccia antisemita e così facendo rischia di riportare in vita l'odio contro gli ebrei. Mio padre dopo che la sua famiglia, del villaggio di Baranov, era stata sterminata (il padre, la moglie del padre, un fratello minore adorato oltre a quattro sorelle per parte di padre oltre a diversi zii e cugini) a Sobibor, campo di concentramento nazista su suolo polacco, tornò dopo la guerra a rivedere la sua casa. Un gruppo di polacchi gli si fece intorno e lo minacciò di morte se non se ne fosse immediatamente andato.
Nel film di Lanzmann Shoah i contadini che si assiepano lungo le rotaie dei treni della morte facevano agli ebrei che li guardavano supplicando aiuto dai treni piombati il segno della morte sulla giugulare.
Intorno al Ghetto di
Varsavia, dove i bambini morivano per la strada ridotti pelle e ossa, la gente non si batteva per salvarli, camminava tranquilla.Davvero i polacchi vogliono dimenticare tanta responsabilità? Israele afferma che non lo permetterà.
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