Prima o poi doveva succedere. In quasi tre anni vissuti pericolosamente poteva capitare pure prima. Tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il Pd e Matteo Renzi. Con una pandemia mondiale nell'ultimo anno della corsa. Giuseppe Conte lascia Palazzo Chigi per il salto nel buio della politica. Intanto è già arruolato nelle riserve della Repubblica. Una squadra da cui è appena uscito Mario Draghi per far posto all'ex avvocato del popolo italiano. Proprio questa definizione ha rappresentato il battesimo mediatico di un premier la cui comunicazione è stata spesso al centro di critiche, tra alti e bassi. Così se il tavolino davanti Chigi è stata la prima apparizione del Conte politico, allora la passerella nel cortile del Palazzo, l'ultimo picchetto d'onore, è stato il passo d'addio del Conte presidente del Consiglio.
In verità stavolta la clip confezionata dallo staff non è troppo diversa dalle altre preparate per i predecessori. Compresi gli applausi dei dipendenti affacciati dalle finestre. C'erano stati per Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Enrico Letta, Silvio Berlusconi. Una consuetudine come quella della campanella. Che però stavolta è scoppiata come una mina nel campo dei social. Il M5s schiera tutta la potenza delle sue truppe multimediali. Qualche grillino malizioso di rito «dimaiano» lancia sospetti sui tantissimi commenti pro-Conte durante la diretta Facebook del giuramento di Draghi. C'è chi parla di «troll». Intanto Rocco Casalino, il portavoce, si commuove. Le immagini immortalano gli occhi lucidi dietro la mascherina. «Si, mi sono commosso - dice - è stato un momento bellissimo». Il premier uscente fa il suo ultimo giro sul tappeto rosso. Gli impiegati battono le mani, lui guarda in alto e saluta. Mentre compare un velo di emozione sulla sua faccia Conte chiama la compagna Olivia Paladino. La prende per il braccio fino a quando lei non gli dà la mano. La telecamera stringe sulle mani intrecciate. Cala il sipario.
Gli esponenti del M5s fanno partire la batteria dei ringraziamenti social. Luigi Di Maio parla di Conte come di «una persona straordinaria, con la quale ripartire per costruire un nuovo cammino». Vito Crimi lo colloca tra le riserve della Repubblica: «Grazie, Giuseppe Conte, servitore dello Stato e preziosa risorsa della Repubblica. Ci hai resi fieri di essere Italiani, nella nostra terra e in ogni parte del mondo». «Alto profilo», scrive la neo-ministra Fabiana Dadone facendo il verso a un governo di cui anche lei farà parte. Infatti già non mancano i sospetti su un Conte pronto ad armare i Cinque stelle più critici per sabotare Draghi. «Ho sempre avvertito l'orgoglio, l'onore e la responsabilità di rappresentare l'Italia», scrive lui su Facebook. Elogia «la forza e il coraggio» degli italiani durante l'emergenza Covid. Distingue «la (buona) politica» da quella cattiva. «Mai avuto rammarichi», spiega. Abbozza una visione fatta di «equità, solidarietà, piena sostenibilità ambientale». Dice di voler «proseguire questo percorso». Non è ancora chiaro come. Le strade davanti a Conte sono tre. C'è l'ambizione di federare Pd e M5s alla guida della coalizione. C'è l'ipotesi di capeggiare i grillini. Ma le convulsioni del M5s lo fanno desistere.
Infine c'è l'opzione di un partito personale, scartata perché gli toglierebbe il ruolo di figura di garanzia tra gialli e rossi. Quel che è certo è che il percorso del cittadino Conte per guidare il centrosinistra non sarà semplice.
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