«C'è un solo modo per battere Donald Trump: alle urne». È il messaggio che la campagna di Joe Biden ha consegnato alla stampa pochi minuti dopo la lettura della storica sentenza di colpevolezza per l'ex presidente. In netto contrasto con le urla di gioia alle quali si è lasciata andare la folla anti-Trump, radunata davanti al tribunale di Manhattan. È un segnale della cautela con la quale il Team Biden ha accolto nell'immediato la notizia, in attesa di valutarne gli effetti nei sondaggi e nel «mood» del Paese. La risposta è venuta da una rilevazione del Daily Mail: +6% per Trump dopo il verdetto, un vantaggio che andrebbe ad aggiungersi a quello del quale gode da mesi nei cinque-sei Stati-chiave che decideranno le elezioni.
A questo vanno aggiunti i 35 milioni di dollari di donazioni che la campagna del tycoon ha raccolto nelle ore successive. Lo stesso Biden ha quindi dovuto calcare la mano, dopo che il rivale aveva convocato la stampa alla Trump Tower, per sparare a zero contro il sistema giudiziario e i suoi presunti mandanti politici Dem: «Se hanno fatto questo a me possono farlo a chiunque. È gente cattiva, malata, sono dei fascisti», ha detto. Il verdetto di colpevolezza «ha riaffermato il principio che in America nessuno è al di sopra della legge. Gli è stata data ogni opportunità di difendersi. È pericoloso e da irresponsabili dire che il processo era truccato, solo perché non ci piace il verdetto», la replica di Biden. Un cambio di passo notevole rispetto al riserbo con il quale erano state seguite le cinque settimane di udienze, e un segnale che nel campo democratico non si vuole lasciare l'iniziativa al tycoon. Certo, nell'immediato, la condanna di Trump è «un vantaggio per Biden», spiega al Giornale Douglas Rediker, politologo ed economista americano, membro del Brookings Institution ed ex esponente dell'Amministrazione Obama. «I sondaggi realizzati prima del verdetto suggerivano che c'è tra un 4% e un 8% di elettori che avrebbero votato per Trump, ma non in caso di condanna. Se li diamo per buoni, in un'elezione così incerta, riuscire a spostare l'8% diventa determinante». Eppure, dietro l'angolo c'è l'effetto boomerang.
Mentre il tycoon usa con efficacia il proprio «martirio» come arma elettorale, Biden impersona l'immagine di un establishment Dem impegnato su battaglie di principio come l'aborto, o futuribili come la transizione energetica, ma incapace di guarire l'America dai suoi immediati dolori (l'inflazione su tutti) e timori (l'immigrazione, l'epidemia di fentanyl, la microcriminalità).
«Se Trump continua a dipingersi come una vittima del sistema e a sostenere che il sistema, visto come un riflesso dell'Amministrazione Biden, è truccato per la gente comune, allora potrebbe guadagnarsi il sostegno di quelli che sono contro lo status quo», è lo scenario tracciato da Rediker. Per ora, parlano i numeri. Secondo YougovPoll, il cambiamento climatico è un tema «molto importante» per il 68% dei democratici, appena il 40% degli indipendenti e all'ultimo posto per i repubblicani.
L'aborto è «molto importante» per il 65% dei dem e solo il 38% degli indipendenti. L'inflazione è il tema principale per il 76% dell'elettorato. In sintesi, la deriva progressista del Partito democratico sta allontanando Biden dai voti di cui ha bisogno.
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