Basta controllare i dati d'archivio de ilmeteo.it per avere conferma che stavolta è davvero un caldo record. È da quando sono nati i rilevamenti, cioè da 150 anni, che a giugno non si registravano certe temperature. Tre settimane sopra le medie di 8-10 gradi da nord a sud di caldo non-stop importato dal Nordafrica e di colpo sembra di stare al Cairo. Con l'aggiunta dell'afa che lì non c'è. Di solito succedeva a metà luglio, di solito.
Ricapitoliamo. Lo scorso anno di questi tempi a Roma c'erano 37 gradi all'ombra, a Napoli 35, a Pavia 33 e a Milano pure. Solo che si veniva da due settimane di fresco (24-25 gradi le massime, che è poi la media di giugno) e piogge, spesso torrenziali, che quest'anno non ci sono state. La brutta notizia è che siamo ormai a luglio. E l'elaborazione grafica del Centro Europeo meteo con il suo rosso vivo spalmato sullo stivale è impietosa: caldo anomalo a oltranza.
Pazzesco. L'estate è cominciata da neanche una settimana e il deficit idrico è pari all'intera acqua contenuta nel lago di Como, la portata del Po è ridotta al 65 per cento della sua media e la Coldiretti annuncia danni all'agricoltura per un miliardo. La mancanza di nevicate invernali prima e di piogge in primavera poi ha messo l'Italia al tappeto. A rischio raccolto e bestiame. Una situazione paragonabile a quella vissuta nel 2003 quando l'Italia si trovò alle prese con una situazione analoga. Oltre allo spettro del razionamento ci aspetta un fine settimana da bollino rosso a Bologna, Bolzano, Brescia, Perugia e Torino, mentre domani toccherà ad Ancona, Campobasso, Firenze, Perugia e Pescara. In attesa delle piogge e del calo termico della prossima settimana (ma solo al nord) in Italia l'acqua è diventata l'emergenza. Tre regioni in codice rosso (Sardegna, Emilia Romagna e Toscana hanno dichiarato lo stato di emergenza per siccità), massima allerta nelle altre regioni e poi fiumi e laghi quasi a secco con il Piave e il Lago di Bracciano in forte sofferenza. Mentre in Liguria la temperatura del mare è di 6 gradi sopra i valori normali. L'agricoltura, uno dei settori chiave della Penisola, è in ginocchio. Come se non bastasse sale l'allerta per il rischio incendi, spesso dolosi. Nel 2016 su 47.926 ettari di superfici andate in fumo ben 27.728 sono bruciati a causa di roghi dolosi. E al problema dei cambiamenti climatici e dell'emergenza siccità, si aggiunge quello del sistema idrico, tra gli elevati consumi in particolare del settore agricolo, una rete di captazione, adduzione e distribuzione che non funziona come dovrebbe per la mancata messa in pratica del riutilizzo delle acque reflue depurate.
Crisi idrica, dicevamo, in Emilia Romagna solo a maggio si sono registrate massime di 34 gradi. I territori più colpiti sono quelli tra Parma, Piacenza e le prime colline bolognesi. I grandi invasi dell'area ovest della regione, ossia le dighe piacentine di Molato e Mignano, sono ai minimi storici di capacità d'invaso. In Veneto tra fine 2016 e inizio 2017 le precipitazioni sono scese del 97% rispetto alla media, mai così basse in 20 anni soprattutto in montagna e le conseguenze si vedono anche su corsi d'acqua piccoli e grandi. Il risultato è una crisi idrica dalla Lombardia all'Emilia fino in Veneto, dove è stato dichiarato lo stato di crisi idrica. E ieri l'Alto Adige ha deciso di svuotare parzialmente i bacini di raccolta delle dighe idroelettriche per aumentare la portata dell'Adige.
Detto questo, c'è da dire che in Italia la
disponibilità di acqua è troppo elevata. Oggi, infatti il nostro consumo medio pro capite al giorno è di 6.115 litri, +25% rispetto alla media europea. D'accordo il caldo per sei mesi l'anno, ma è ora di rivedere certi sprechi.
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