Siccità, il piano del governo. Stretta di Comuni e Regioni. E si preparano le autobotti

Verso un Dpcm sulla crisi idrica e stato d'emergenza in via di definizione. L'ipotesi di indennizzi per danni oltre il 30% della produzione. Sindaci e governatori chiudono i rubinetti

Siccità, il piano del governo. Stretta di Comuni e Regioni. E si preparano le autobotti

I contorni drammatici della siccità sono racchiusi nel gesto di un agricoltore nel pavese: ha manomesso due volte la paratia di un canale per dare da bere ai suoi campi ed è stato denunciato. Ora si ruba per non vedere sprecata la fatica di mesi di duro lavoro. Altrimenti si litiga per ottenere più acqua dai bacini del Lago Maggiore e del Garda. Il Veneto contro il Trentino, il Piemonte contro la Valle d'Aosta, la Lombardia contro la Svizzera e contro l'Emilia. Il territorio è sconvolto dalla carenza idrica, l'esercito è già pronto con le autobotti per immettere acqua dolce e arginare il cuneo salino che si è addentrato già di 20 chilometri nel ferrarese. Ma la natura aveva già avvertito sia le regioni sia il governo che sarebbe finita così. Sono mesi che non piove, e prima non ha nevicato. C'era da aspettarselo. E ora siamo in affanno. A Roma il tavolo interministeriale è partito. Ci sono riunioni frenetiche con l'Agricoltura, la Protezione civile, Palazzo Chigi. Oggi le regioni si confronteranno con le Infrastrutture. Il sottosegretario alle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio esclama: «Servono progetti a medio e lungo periodo». Ovvio, ma ora è il tempo di interventi strutturali d'urgenza. I campi stanno andando in malora, adesso.

Così, le Regioni invocano lo stato di emergenza e lavorano per fissare dei criteri per gli aventi diritto, da girare alla Protezione Civile che predisporrà un Dpcm da trasmettere al governo. Il Piemonte, molto colpito, chiede di essere il primo della lista in fatto di ristori. Un'autobotte che già stanno funzionando in regione, può costare fino a mille euro. Ma in linea di massima, gli enti locali sono per «proclamare lo stato di eccezionale avversità atmosferica quando «il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile». Si metterà una pezza, si distribuiranno indennizzi, ma la carenza idrica non si può accantonare come un brutto episodio. Per questo servono fondi per svecchiare il sistema, a cominciare dalla rete idrica colabrodo per cui non si è fatto nulla per 50 anni e che perde anche l'80% dell'acqua prima di arrivare nei rubinetti. E molti non sanno che un rubinetto lasciato aperto getta via 13 litri al minuto e il 40% dell'acqua potabile si spreca nel water.

E siccome il senso civico dei cittadini tarda a farsi strada ci pensano i sindaci a ricordaglielo. Le ordinanze di restrizione fioccano. In Emilia Romagna circola un fax simile di ordinanza destinata ai comuni che vieta l'uso dell'acqua potabile extradomestico dalle 8 alle 21. Il riempimento delle piscine, compreso le pubbliche, va concordato. A Pordenone è vietato l'uso dell'acqua non è legata all'uso umano. In Toscana colpite dalla siccità la Maremma, l'Elba la Versilia, la Lunigiana. A Scandicci, si spengono anche le sei fontane pubbliche per risparmiare. Nel Chianti i sindaci ordinano il divieto di prelievo e consumo di acqua potabile per tutti gli usi diversi da quello alimentare, domestico e sanitario.

In Lazio, il governatore Nicola Zingaretti ha già dichiarato lo stato di calamità e ha scritto a tutti i sindaci della regione chiedendo di adottare provvedimenti preventivi per il risparmio idrico. Attorno a Roma già 5 comuni hanno ridotto la pressione dell'acqua mentre a Orvieto non si lavano più le auto, le piscine private non possono cambiare l'acqua, orti e giardini dovranno rimanere a secco.

In Trentino già diversi comuni hanno chiuso i rubinetti di notte. Anche a La Salle, in Val d'Aosta, il sindaco ha disposto il razionamento per l'acqua potabile per uso non domestico. Ed è solo l'inizio di un'estate torrida.

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