Ecco, ci mancava solo il doping. Che, se confermato dalle controanalisi, potrebbe anche significare la fine della carriera di uno dei centrocampisti potenzialmente più forti al mondo. Ieri, appena passata la metà del pomeriggio, è arrivata infatti la notizia della positività al testosterone di Paul Pogba, numero 10 della Juventus sottoposto a controllo antidoping lo scorso 20 agosto dopo la partita che i bianconeri avevano giocato a Udine e nel corso della quale il francese non era nemmeno sceso in campo.
Pogba è stato sospeso in via cautelare e avrà tre giorni di tempo per chiedere le controanalisi: se la positività dovesse essere confermata, sarà giudicato dal tribunale nazionale antidoping a meno che non si scelga la strada del patteggiamento. In questi casi la squalifica può arrivare fino a due anni, che potrebbero diventare quattro in caso di accertata intenzionalità: il francese è stato fermato per la violazione degli articoli 2.1 e 2.2, quelli riguardanti la presenza di una sostanza proibita («metaboliti del testosterone di origine non endogena») e l'uso o il tentato uso di una sostanza vietata. In serata, la Juventus ha poi spiegato attraverso uno stringato e gelido comunicato che «si riserva il diritto di considerare i prossimi passi procedurali», senza fare nemmeno cenno alle terapie (autorizzate) cui il giocatore si sta sottoponendo.
Parimenti, è anche trapelato che nel caso in cui il giocatore avesse utilizzato qualche prodotto senza avvisare la società, la stessa intenderà rivalersi chiedendo danni di immagine e contabili. Dopo Udine, per la cronaca, Pogba ha giocato 52 minuti tra Bologna ed Empoli: match, quest'ultimo, nel corso del quale ha anche accusato l'ennesimo guaio muscolare. Adesso, quest'ulteriore tegola che segue alcune sue dichiarazioni pubblicate ieri mattina da Al Jazeera: «Voglio dimostrare a tutti che non sono debole, non mi arrenderò mai».
Spaziando anche in ambito extracalcistico, considerata la vicenda dell'estorsione subita anni fa, compreso un breve sequestro al quale avrebbe preso parte anche il fratello Mathias: «Il denaro cambia le persone e può distruggere una famiglia. A volte, quand'ero da solo, pensavo: Non voglio più avere soldi, non voglio più giocare a calcio. Voglio solo stare con persone normali, così mi ameranno per quello che sono, non per la fama e non per i soldi. A volte è dura». Un quadro desolante, senza se e senza ma. I cui contorni potrebbero venire ulteriormente delineati venerdì, nell'ufficio dei giudici istruttori del Tribunale di Parigi che per quel giorno hanno convocato sia il bianconero che i suoi presunti ricattatori.
Classe 1993 e talento purissimo, Pogba è stato campione del mondo nel 2018 con la Francia, ha vinto tra le altre cose quattro scudetti con la Juve, un'Europa League e una Coppa di Lega inglese con lo United: fragilissimo muscolarmente, ha fatto più volte avanti e indietro tra Manchester e Torino (sempre da svincolato, ottimizzando i propri guadagni grazie a Raiola) dove era rientrato la scorsa estate illudendosi di poter tornare il giocatore top ammirato anni prima. Come non detto, invece: il ginocchio destro non aveva retto e, complice anche la sua non decisione di operarsi subito, aveva dovuto saltare prima il Mondiale e poi gran parte della stagione. «Va trattato con cura, come una reliquia», il commento di Allegri. Il quale certo non si aspettava un'evoluzione del genere. Sportivamente drammatica, se confermata.
Quasi a ricordare/replicare quanto accaduto al marciatore azzurro Alex Schwazer, passato dagli altari alla polvere in men che non si dica attraversando anche il tunnel del doping: cercando poi di redimersi, salvo sbattere nuovamente contro un muro di gomma che lo tiene tuttora isolato dalle competizioni perché squalificato.Al «Polpo», per il momento sotto contratto con la Signora fino al 2026 a 8 milioni netti a stagione, non resta che attendere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.