La sinagoga di Milano fischia Sala

Contestato il sindaco. La "tristezza" di Liliana Segre per l'antisemitismo crescente

La sinagoga di Milano fischia Sala
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Un tempio stracolmo, e fuori passeggini e palloncini colorati, per chiedere la liberazione dei bambini e degli altri civili sequestrati da Hamas il 7 ottobre. A un mese esatto dal giorno più nero della storia di Israele, la comunità ebraica di Milano si è stretta con molti amici in un momento di raccoglimento dedicato alle vittime dei massacri e agli ostaggi in mano ai terroristi.

E sul nome del sindaco Beppe Sala - assente - sono piovuti forti fischi. Una trentina di persone ha manifestato così una disapprovazione che da giorni sta montando, per il primo cittadino, considerato freddo e assente, non solo fisicamente. C'erano un migliaio di persone ieri in via Guastalla e - accolta da un applauso - la senatrice a vita Liliana Segre, che ha convocato per domani la commissione che presiede, contro l'odio. «Se sono qui - ha spiegato - è perché la ritengo una serata importante. Non mi sento di parlare di questo argomento perché sennò mi sembra di avere vissuto invano» ha detto.

A raccontare la loro terribile esperienza, ancora provati, due giovani partecipanti al concerto preso di mira da Hamas. «Chi non era là non può capire quelle atrocità» hanno raccontato Shlomi Shushan e Amit Arusi. I due ragazzi israeliani hanno ricordato l'incubo che si è materializzato: «Abbiamo sentito forti rumori, pensavamo a fuochi d'artificio, ma erano razzi». Ai missili di Hamas purtroppo sono abituati: «Aspettiamo che passino, poi riprendiamo a ballare». Era solo l'inizio dell'orrore. Shlomi ha corso 30 per chilometri per salvarsi raggiungendo un insediamento. Sono stati recuperati dai genitori di altri ragazzi ma 7 amici, rifugiati in un bunker, sono stati uccisi. «Abbiamo sentito le urla di ragazze torturate, altri sono stati presi casa per casa, i bambini bruciati. Siamo qua per testimoniare cosa è successo. Che non venga detto che sono stati uccisi soldati, erano tutti civili».

Il rabbino capo Alfonso Arbib ha spiegato il senso dell'evento: «Non dimenticare, lo diciamo sempre quando parliamo di Shoah e non avremmo mai pensato di doverlo ripetere. Niente sarà più come prima». Infine ha denunciato la cultura dell'odio dilagante. «C'è un substrato di odio antisemita che continua. Nessuno di noi avrebbe mai creduto che questo arrivasse a giustificare la follia del 7 ottobre».

In sinagoga esponenti del centrodestra e del Pd, e il governatore Attilio Fontana. Assente - come detto - il sindaco. Palazzo Marino ha spiegato che era in partenza per Barcellona per un evento delle «smart city». Ma è la seconda assenza di Sala - la prima il 12 ottobre - ed è ormai sensazione diffusa che non sia - non come dovrebbe - al fianco dei suoi concittadini ebrei. Il presidente della Comunità Walker Meghnagi ha sì biasimato i fischi per Sala («è il nostro sindaco. Siamo italiani e milanesi e rispettiamo il sindaco») ma lo ha sollecitato: «Chiediamo al Comune, che non si è ancora espresso, di condannare le manifestazioni che ci sono state sabato (quelle funestate da cori antisemiti, ndr). È assurdo che una città come Milano non abbia il coraggio di esprimersi».

«È imbarazzante - attacca per la Lega il capogruppo Alessandro Verri - Sala non sta difendendo una comunità sotto attacco, e la sua maggioranza non riesce ad approvare un documento di condanna sull'attacco del 7 ottobre».

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