"Il sindaco istiga all'odio. Nelle fogne c'è finita Roma"

Giorgia Meloni critica i toni del primo cittadino: "Un uomo disperato e deriso. Faccia i conti con il suo fallimento"

"Il sindaco istiga all'odio. Nelle fogne c'è finita Roma"

Roma - Onorevole Giorgia Meloni, con l'invito di Ignazio Marino a «tornare nelle fogne» rivolto alla destra italiana siamo tornati alle parole dell'odio politico, a un lugubre slogan degli anni di piombo.

«È una vergogna che il sindaco della Capitale d'Italia non trovi di meglio che ricorrere a questi slogan. È un segnale di irresponsabilità grave e francamente intollerabile. Non so neppure se si rende conto che quelle parole d'ordine, in una stagione drammatica, rappresentarono il brodo di coltura che portò a generare odio e violenza politica e a far ritenere normale sparare a ragazzi minorenni».

Le parole del sindaco di Roma rappresentano una deviazione rispetto al cammino di riconciliazione compiuto negli ultimi venti anni?

«Purtroppo sì. È stato fatto un lavoro importante a tutti i livelli, anche da sindaci di centrosinistra, come Walter Veltroni che ha intitolato un viale di Villa Chigi a Paolo di Nella. Gesti simbolici finalizzati a superare l'odio come strumento di lotta politica e a creare le condizioni per non dover più ascoltare slogan infami come quello pronunciato da Marino».

Perché secondo lei il sindaco ha fatto ricorso a questi toni?

«È un uomo disperato, solo, deriso e commissariato dal Pd. Si è messo all'angolo da solo. E le persone quando sono disperate fanno cose stupide. Tutto questo per un applauso, incredibile».

Come si sente di rispondere a questo tipo di affermazione?

«Sarebbe facile rispondergli che nelle fogne ci ritroviamo tutti noi romani, visto lo stato in cui versa Roma grazie alla sue gestione. Stiamo parlando del sindaco più detestato della storia di Roma. Forse sarebbe il caso che Marino facesse i conti con il suo fallimento».

Politicamente cosa rimprovera a Marino?

«Una serie infinita di errori. Da quando è in carica ne abbiamo viste di tutti i colori. E voglio far notare che la questione delle risorse spropositate e fuori controllo per i richiedenti asilo noi lo avevamo posto ben prima dello scoppio dello scandalo Mafia Capitale. Ci sono dichiarazioni, richieste di accesso agli atti e battaglie politiche ad attestarlo. Per mesi abbiamo denunciato la sproporzione tra i 480 euro di una pensione sociale, i 503 euro delle pensioni minime e un costo medio per immigrato di 900 euro. Abbiamo chiesto in tutti i modi: dove vanno a finire questi soldi? Risposte non ce ne sono state».

Per Marino gran parte delle responsabilità sono della giunta di centrodestra.

«Infatti nei primi sei mesi di Marino la Cooperativa 29 giugno ha visto crescere i suoi affidamenti del 67% rispetto agli ultimi sei di Alemanno e la Eriches 29 del 197%. Diciamo che nella migliore delle ipotesi Marino è stato distratto e non si è accorto di nulla. Così come è evidente che i voti per la sua elezione sono stati portati anche da persone che oggi sono in galera».

Lei pensa che il Pd farà dimettere il sindaco?

«Penso che Marino dovrebbe fare un passo indietro. A quel punto potrebbe ricandidarsi, lasciando che siano gli elettori a giudicare il suo operato».

Se ciò avverrà il centrodestra riuscirà a trovare una candidatura unitaria?

«Non affronterei il problema di Roma in termini di candidature. Ora la politica dia un segnale di dignità attraverso un azzeramento. Ovviamente nel momento in cui Marino si degnasse di lasciare la poltrona sarebbe importante mettere in campo una alternativa credibile, vincente, ma anche di rottura».

Sulle parole di Marino si sarebbe aspettata una presa di posizione forte da parte dei vertici del Pd?

«Sì, mi sarei aspettata una presa di distanza, sia da chi ha lavorato su questi temi sia da parte di

coloro che ogni giorno ci criticano e ci spiegano quali toni e quali parole dobbiamo usare e quali non usare. Sento un grande silenzio da quelle parti. Dobbiamo pensare che una volta di più si usino due pesi e due misure?».

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