Le trame di spionaggio sono molto complicate e spesso mosse da aspetti così inspiegabili che prima o poi finiscono inesorabilmente oggetto di attenzioni. Sta accadendo da qualche mese a Vienna, dove una ventina di funzionari dell'ambasciata americana hanno riportato sintomi simili alla Sindrome dell'Avana, una misteriosa malattia cerebrale.
I primi casi di questo strano malessere risalgono al febbraio 2017 quando alcuni funzionari della rappresentanza diplomatica degli Usa a Cuba denunciarono disturbi come mal di testa, vertigini e perdita dell'udito che furono ricondotti ad attacchi sonori avvenuti con un'arma ignota. Da qui appunto il nome di Sindrome dell'Avana. A oltre quattro anni da quegli strani fatti la sindrome non è stata ancora spiegata e di tanto in tanto torna alla ribalta, come accaduto di recente al numero 16 di Boltzmanngasse. Stando a uno studio dell'Università della Pennsylvania, i pazienti afflitti dal malessere non mostrano lesioni apparenti agli apparati uditivi, ma le tomografie segnalano danni al cervello simili a quelli riportati durante una commozione cerebrale. Lo studio ha evidenziato che l'energia a radiofrequenza sembra essere la spiegazione più plausibile, e sottolinea che ricerche precedenti su questi disturbi erano state condotte nell'ex Urss. I malori accusati dai diplomatici a Vienna sono venuti alla luce per la prima volta venerdì scorso dalle pagine della rivista New Yorker e confermati dal Dipartimento di Stato Usa. Sul caso è intervenuto anche il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, che ha ribadito di lavorare «con le autorità statunitensi». Resta da capire chi stia manovrando la presunta arma segreta. Vienna è tornata da una decina d'anni ai tempi della guerra fredda, quando era un crocevia dello spionaggio internazionale.
Oggi gli esperti calcolano che nella capitale austriaca vivano oltre 3mila spie, al lavoro per un'ottantina di nazioni. La città sta ospitando colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti. Una mano nemica, armata di ultrasuoni, vorrebbe far saltare il banco.
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