Non smette di colpire la sindrome dell'Avana, il misterioso malessere che a partire dal 2016 colpì alcuni diplomatici americani e 14 diplomatici canadesi nella capitale cubana. A distanza di cinque anni da quei primi episodi la sindrome continua a perseguitare diplomatici e spie americane in tutto il mondo. L'ultimo incidente ha coinvolto un membro della delegazione che nelle scorse settimane ha accompagnato il capo della Cia, Bill Burns, in India.
Il funzionario dell'intelligence americana ha manifestato gli ormai noti sintomi, mal di testa, nausea, perdita dell'udito, della sindrome che si è manifestata la prima volta tra i diplomatici americani a Cuba nel 2016. Da allora la sindrome è stata registrata in Russia, Cina, Austria, e in altre località, compresi anche degli incidenti avvenuti sul territorio americano.
L'incidente in India ha allarmato ed esasperato particolarmente Burns, riportano le fonti citate dalla Cnn, che nei mesi scorsi ha annunciato la creazione di «una squadra dei migliori della Cia», guidata da un agente che ha partecipato alla caccia ad Osama bin Laden, per determinare «cosa e chi sta provocando» la «grave» sindrome che ha colpito oltre 300 americani.
Prima dell'incidente in India, anche diversi membri della delegazione che ha accompagnato la vice presidente Kamala Harris in Vietnam in agosto hanno denunciato i sintomi della sindrome. Si prevede che l'inchiesta ordinata da Burns e Avril Haines, Director of National Intelligence, si concluderà entro la fine dell'anno. Ma l'incidente in India sta preoccupando ed allarmando visto che il programma della missione del direttore della Cia era riservato e quindi ci si domanda come i responsabili di quelli che si sospettano essere attacchi sonici possano aver pianificato l'azione.
A luglio, confermata da un portavoce del dipartimento di Stato americano e dal ministero degli Esteri austriaco, la sindrome era stata individuata anche a Vienna, in Austria e pare che potesse risalire già a gennaio, dopo l'insediamento di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti. Negli ultimi anni, oltre ai casi riscontrati a Cuba, ce ne sono stati anche a Mosca, in Russia, e a Guangzhou, in Cina, sempre da parte di diplomatici o funzionari di agenzie statunitensi.
Nel caso degli Stati Uniti pare che il presidente Joe Biden abbia atteso prima di far trapelare la notizia per non ostacolare le indagini sulle eventuali cause. Dell'esito delle indagini non si sa ancora nulla.
Nel dicembre del 2020 un rapporto commissionato dal dipartimento di Stato a 19 esperti dell'Accademia nazionale delle scienze, dell'ingegneria e della medicina, aveva concluso che l'esposizione «diretta» e
«intermittente» alle onde elettromagnetiche ad alta frequenza era la «più plausibile» causa della cosiddetta «sindrome dell'Avana». Ma l'esposizione non era casuale, lasciava intendere il rapporto senza dirlo esplicitamente.
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