Sinistra sbugiardata dai numeri. L'Autonomia garantisce più equità

L'opposizione grida allo sfacelo del Paese e denuncia spaccature ma il decentramento cambia il sistema. Idea Fi: "Un osservatorio"

Sinistra sbugiardata dai numeri. L'Autonomia garantisce più equità
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Il catastrofismo da una parte, il pragmatismo dall'altra. L'autonomia differenziata irrompe nel dibattito politico fra propaganda e dati reali.

La sinistra, dopo aver fatto una giravolta degna del miglior ballerino della Scala (erano diversi i governatori e gli esponenti dem che fino a poco tempo fa chiedevano le stesse cose contenute nella legge da poco entrata in vigore), adesso delinea scenari catastrofici.

«Ogni regione potrà farsi il proprio condono edilizio, eliminare o ridurre perimetri dei parchi nazionali», tuona il deputato di Avs Angelo Bonelli. «Questa riforma rinnega la sussidiarietà», afferma Boccia. In campo anche il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: «Non avevamo bisogno dell'autonomia differenziata ma di un'Italia unita e che si facciano riforme che la mantengano tale, penso alla nazionalizzazione della sanità, quindi dell'esatto contrario. Se stiamo importando medici dall'Albania o da Cuba, vuol dire che siamo ridotti male». I giornali progressisti, Repubblica e Stampa, arruolano addetti ai lavori e scrittori per asserire che l'ambiente andrà in frantumi, che la sanità verrà lacerata, che scatterà l'allarme mortalità infantile, tumori e migrazione al Nord, che al Sud tornerà un'arretratezza culturale pre-risorgimentale e che si allargherà la faglia tra Sud e Nord.

In realtà, a proposito di faglie, basterebbe rileggere l'ultimo studio della Banca d'Italia datato 2019 sul residuo fiscale (ovvero il saldo tra quando si dà e quanto si prende) per comprendere come finora il sistema non abbia funzionato. Se, infatti, un cittadino del Nord ha versato allo Stato centrale ben 16.896 euro e ne ha ricevuti solo 14.182 con un saldo pari a -2.715 euro pro capite, uno del Mezzogiorno ne ha dati 9.162 e ne ha ricevuti 11.613 con un saldo pari a +2.451 euro. Ma il divario diventa ancora più evidente se guardiamo i due estremi. Numeri alla mano: nel 2019 un lombardo ha versato in media quasi 19mila euro di tasse e ne ha avuti indietro meno di 14 mila. Al contrario, un sardo ne ha dati nemmeno 10mila per riceverne 13 mila e 600, una plusvalenza di 3 mila e 700 euro. In soldoni: la Lombardia ogni anno ha elargito oltre 50 miliardi di euro alle regioni in difficoltà senza che col passare del tempo il divario tra Nord e Sud si sia ridotto.

Basterebbero questi dati per valutare con occhi costruttivi - e non demolitori- una riforma che prova a cambiare le cose. Senza enfatizzare le illusioni ma con realismo e pazienza. Non per nulla, il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha annunciato che al prossimo Consiglio nazionale proporrà «l'istituzione di un osservatorio sulle Regioni, formato dai capigruppo, i presidenti di Regione e la ministra Maria Elisabetta Casellati che dovrà monitorare il percorso della legge e controllare che i nostri ordini del giorno votati in Parlamento siano applicati». Questo perché, a detta del vicepresidente del Consiglio, «vogliamo vigilare, fugare le preoccupazioni e mostrare che l'applicazione dell'autonomia differenziata è un percorso lungo». Il riferimento è a quei governatori scettici di centrodestra come Occhiuto e Bardi. Una rassicurazione unita alla consapevolezza che - ha aggiunto Tajani - «L'autonomia è una cosa da maneggiare con estrema cura, tenendo conto delle preoccupazioni del Sud».

«L'intento è quello di eliminare le sperequazioni che bloccano lo sviluppo delle regioni meridionali», ha aggiunto Deborah Bergamini, vice segretario nazionale di Forza Italia. Più tranchant il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «La sinistra mente e recita come sempre. E lo dimostreremo. Noi vigiliamo e aiutiamo l'Italia, come sempre, e chi lo nega sbaglia».

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