La sinistra sogna di affidare a un algoritmo predittivo la lotta all'evasione fiscale. C'è un emendamento alla delega fiscale che chiede «il rafforzamento dell'attività conoscitiva e di controllo» attraverso «il ricorso alle tecnologie digitali e alle soluzioni di intelligenza artificiale» firmato da Nicola Fratoianni e dai parlamentari di Sinistra italiana. Nella bozza di riforma del nuovo Fisco 4.0 scritta dall'esecutivo si parla di «potenziamento dell'analisi del rischio» grazie al machine learning. Uno studio legale di Milano già usa ChatGpt per aiutare i clienti a individuare le cartelle da rottamare entro il 30 giugno. Ma è giusto che la riscossione venga gestita da un robot? Come si fa a opporsi a una cartella in teoria incontestabile? Tra gli esperti il dibattito è aperto.
L'introduzione dell'algoritmo predittivo è previsto dal Piano nazionale di ripresa (traguardo M1C1-101), che ha dedicato 25 milioni di euro per «prevenire reati di natura fiscale ed economica», di concerto con l'aumento del 40% della compliance, ergo delle notifiche bonarie su ipotetiche infrazioni. Come spiega al Giornale Antonio Gigliotti del Centro Studi Fiscal Focus, che nel giugno 2021 per primo ha scoperto il passaggio in un allegato del Pnrr, l'algoritmo «serve a far dialogare anagrafe tributaria e le 161 banche dati» alle quali hanno accesso la Guardia di finanza (che ha investito ingenti risorse) e l'Agenzia delle entrate, ma non è escluso che nel calderone dei dati finiscano anche Facebook e i social.
Ma come si capisce in anticipo se dietro un comportamento «rischioso» o un acquisto particolare di cui ci si vanta su internet si nasconde un evasore? Come verranno interpretati tanti prelievi al bancomat, conti bancari aperti e chiusi, un uso smodato di carte di credito prepagate o di micro versamenti, incrementi patrimoniali sospetti, discrepanze tra ricavi dichiarati e attivi già noti? L'intelligenza artificiale influenzerà in futuro i rapporti tra clienti e banche?
I magazzini dell'Erario sono lastricati di presunzione di colpevolezza e di cartelle sbagliate o inesigibili. E come si fa con la privacy? Nei giorni scorsi il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, ha ammesso che gli algoritmi per individuare «posizioni incongruenti» ci sono e che il Garante avrebbe trovato la formula per scovare gli evasori senza lederne i diritti fondamentali. Ma chi spetterà mettere eventualmente il visto alle cartelle esattoriali? Saranno automatizzati come vorrebbe la sinistra, sollevando da qualsiasi responsabilità in caso di errore i funzionari dell'Agenzia delle Entrate? «Bisogna escludere espressamente che gli atti di accertamento possano essere frutto generativo esclusivo di una procedura automatizzata o basata su un sistema di intelligenza artificiale», scrive l'azzurro Vito De Palma in un emendamento alla riforma, nel quale chiede espressamente «l'obbligo dell'intervento umano in sede di motivazione puntuale dell'atto». «L'attenzione allo Statuto del contribuente - legge tra le più calpestate in Italia - dovrebbe mettere al riparo anche da controlli automatizzati», dice al Giornale il leghista Alberto Gusmeroli.
Secondo gli esperti di Fiscal Focus «senza regole chiare, si rischia una nuova stagione di accertamenti automatizzati, simile a quanto accaduto con studi di settore e redditometro».
Chi avrà accesso a questi dati? Senza contrappesi e garanzie il divario fra fisco e contribuenti diventerebbe una voragine, la complessità del sistema tributario potrebbe far venire il mal di testa anche ai robot. Con quali esiti? Il sonno dell'intelligenza artificiale genera cartelle pazze.
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