«Il blocco dei licenziamenti deve essere rivisto e collegato inevitabilmente a quello che è un nuovo sistema degli ammortizzatori sociali che però non può essere quello del mondo pre-pandemia». È quanto ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, intervenendo al Festival dell'Economia di Trento. «Credo che il blocco dei licenziamenti sia stato una misura eccezionale e tale deve rimanere dovuta a una situazione eccezionale», ha aggiunto specificando che «il blocco dei licenziamenti andrebbe declinato con valutazioni settore per settore». Inoltre, «abbiamo il problema di rinnovare il sistema degli ammortizzatori sociali», ha proseguito.
«Dobbiamo cambiare sia la domanda sia l'offerta di lavoro. In uno stato di crisi come questo bisogna dare sostegno a chi è in difficoltà, sia imprese che lavoratori, che siano autonomi o precari», ha evidenziato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco intervenendo alla manifestazione trentina e sostenendo la necessità di un «sistema evoluto» degli ammortizzatori sociali. Secondo il numero uno di Palazzo Koch, «in una prospettiva di transizione occorre tener presente che dobbiamo favorire il riequilibrio tra domanda e offerta e, allo stesso tempo, non mantenere in vita le realtà che non riusciranno ad essere competitive». Coloro che perderanno il lavoro, ha evidenziato, «dovranno essere protetti da una cassa integrazione straordinaria che deve essere considerata in una riforma degli ammortizzatori».
Tanto Giorgetti quanto Visco hanno pertanto evidenziato la sostanziale inutilità di un blocco generalizzato dei licenziamenti, ma la necessità di orientare le modifiche dei processi produttivi. Ad esempio, il ministro dello Sviluppo ha rimarcato che tanto il caso Alitalia («Far partire una compagnia pubblica che però risponda a criteri di economicità non è affatto facile, poi dovrà trovare un partner internazionale») quanto quello dell'ex Ilva («L'acciaio è strategico per l'industria e solo lo Stato può assumersi questo rischio») sono casi limite. Ora è necessario «creare le condizioni che consentano di far convergere gli investimenti propedeutici» allo sviluppo industriale in ottica Pnrr. «Lo Stato - ha concluso - dovrà uscire dalla vita quotidiana ma non prima di tre anni: ora dobbiamo lavorare per creare imprese e opportunità, poi sarà proprio la crescita a fare arretrare lo Stato». Analogamente il governatore ha ricordato che se la ristrutturazione post-pandemia «sarà affidata solo alle forze di mercato, ci saranno molti rischi e quindi deve essere guidata non lasciata a se stessa, ma nel guidarla non ci si può sostituire al settore produttivo».
Servono, pertanto, soluzioni-ponte. Il centrodestra spinge per la reintroduzione dei contratti flessibili e dei voucher lavoro (la senatrice Masini di Fi, emendando il dl Fondo complementare, li ha riproposti anche per i lavori domestici), entrambi bloccati dal dl Dignità di tre anni fa.
Cgil Cisl e Uil continuano, tuttavia, il loro pressing per ottenere una proroga del blocco dei licenziamenti in scadenza il 30 giugno prossimo. Oggi i tre leader, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri incontreranno M5s e Pd che, in teoria, dovrebbero essere maggiormente sensibili alle loro richieste.
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