«Chi fa parte della guerra santa esca subito. Vi garantiamo l'incolumità se vi arrendete. Chi rimane dentro morirà». È l'ultimatum in arabo lanciato con i megafoni dalle squadre di commandos americani che hanno circondato prima dell'alba una palazzina piatta su tre piani nel nord ovest della Siria, a un passo dal confine turco. L'obiettivo è il nuovo Califfo dello Stato islamico, Abu Ibrahim al Hashemi al Qurayshi. Due dozzine di uomini dei corpi speciali americani sono sbarcati dagli elicotteri con i rotori silenziati come quelli usati nel raid contro Osama bin Laden. In alta quota volteggiano i droni Reaper, il Mietitore, armati di missili Hellfire, «fuoco d'inferno».
Cacciabombardieri Usa sono pronti a intervenire e un velivolo speciale per comunicazioni e intercettazioni vola a debita distanza grazie ad un accordo segreto con i russi che hanno lasciato libero lo spazio aereo.
I Rambo americani fanno sloggiare i vicini per prendere posizione a casa loro e sono annidati fra gli ulivi attorno all'abitazione con il dito sul grilletto. Poco dopo l'avvertimento via megafono una devastante esplosione sconquassa il terzo piano, l'ultimo della palazzina e il tetto piatto crolla sulle stanze. Al Qurayshi si è fatto saltare in aria, piuttosto che arrendersi, uccidendo la sua famiglia, la moglie e due figli. Il presidente americano, Joe Biden conferma che «in un atto finale di vigliaccheria» il Califfo ha innescato «un giubbotto esplosivo che ha fatto esplodere l'intero terzo piano senza nessun riguardo per la vita dei suoi familiari».
Al secondo piano è ancora asserragliato il luogotenente del Califfo con la famiglia, che non si arrende e apre il fuoco. I corpi speciali penetrano nell'edificio e il braccio destro di Al Qurayshi viene eliminato assieme alla moglie. Sul terreno si contano 13 morti compresi 6 bambini. La Casa Bianca ha dato il via libera martedì a un ardito e pericoloso raid dei corpi speciali, al posto di un più sicuro attacco aereo, proprio per evitare il più possibile vittime civili.
Dopo tre ore di missione i commandos, tutti incolumi, vengono esfiltrati dagli elicotteri, ma uno ha un problema meccanico. Alcuni miliziani jihadisti avevano sparato contro l'elicottero, che viene abbandonato e distrutto da un caccia bombardiere. L'intera operazione è molto simile al raid contro il covo del califfo Al Baghdadi nel 2019 avvenuto poco distante, che pure si era fatto esplodere. Il successore si nascondeva nella stessa sacca jihadista di Idlib, l'ultima nel nord ovest della Siria fuori controllo governativo, nella cittadina di frontiera e di contrabbando di Atmeh. L'area è sotto una specie di protettorato turco. Omar Halabi, un vicino, racconta: «Vedevamo solo la moglie che andava a comprare la verdura. Lui l'ho visto una volta, era calmo e umile». Il Califfo aveva affittato la palazzina 11 mesi fa, ma non sarebbe stato riconosciuto.
Sulla sua testa c'era una taglia Usa di 10 milioni di dollari. Il vero nome era Muhammad Said Abdel-Rahman al-Mawla ed era nato nel 1976 nella città irachena di Tal Afar, roccaforte turcomanna in Irak. Fino all'invasione del 2003 è un fedelissimo del partito Baath di Saddam Hussein. Poi passa con Al Qaida e viene catturato dagli americani che lo tengono prigioniero nel famoso camp Bucca dove conosce Abu Bakr al Baghdadi, il futuro Califfo. Al Qurayshi è lo stratega della conquista di Mosul, capitale dello Stato islamico ed emette le fatwe per lo sterminio degli yazidi, la vendita delle loro donne come schiave e la cacciata dei cristiani dalla piana di Ninive. Cinque giorni dopo l'eliminazione di al Baghdadi viene nominato Califfo dalla Shura dello Stato islamico, che sta rialzando la testa. L'intelligence americana arriva al suo nascondiglio lo scorso anno, intercettando i corrieri dell'Isis.
Al Qurayshi, che non esce quasi mai di casa, viene riconosciuto grazie ai droni quando prende aria sul terrazzo del terzo piano. Per lui inizia il conto alla rovescia. Dopo il raid Biden dichiara: «Era una grande minaccia per il mondo e le forze militari americane l'hanno rimossa con successo».
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