Roma - Gentiloni è impegnato nella nomina dei sottosegretari ma il risiko potrebbe trovare degli intoppi e slittare di qualche giorno. In teoria già domani il premier potrebbe stilare la propria lista e portarla in Consiglio dei ministri. Ma se, come sembra, non si dovesse riuscire a trovare la quadra, l'infornata dei sottosegretari potrebbe rimanere in freezer ancora per un po'. Nel palazzo si fa questo ragionamento: «Non c'è fretta perché, non essendoci attività parlamentare fino al 9 gennaio, non sono necessari i sottosegretari né nelle commissioni né in aula». Se così fosse, tuttavia, si avrebbe la conferma che Gentiloni s'è impantanato nella poco nobile questione delle poltrone. A mettersi di traverso sarebbero quelli di Ala, partito di Verdini a cui non è andato giù il digiuno forzato in termini di ministeri. «Ma come? Da anni sosteniamo il governo e gli unici a non avere neppure un ministero siamo noi? Non è giusto donare sangue a gratis»: questo il tenore delle lamentele sentite in Transatlantico. Ora il premier, con i viceministri e i sottosegretari dovrebbe/potrebbe rimediare. Forse; perché c'è chi sostiene che anche se non dovesse accontentare quelli di Verdini, l'appoggio arriverebbe direttamente dagli azzurri. In Ala parlano solo di «riconoscimento politico».
In ogni caso, d'accordo con Renzi, Gentiloni non vuole stravolgere il puzzle della squadra ma, se possibile, rafforzarla. Un ministero che avrebbe bisogno di essere puntellato è senza dubbio quello del Welfare, retto da Giuliano Poletti. Quest'ultimo è sulla graticola sia per il possibile referendum sull'articolo 18 e i voucher sia per le innumerevoli gaffes inanellate dal ministro: dal 110 e lode che non serve un fico secco se preso tardi, ai cervelli in fuga che il Paese non ha più tra i piedi. L'ipotesi è quella di affiancargli, come sottosegretario, Tommaso Nannicini. Nomina dall'odore di commissariamento.
Quasi certa la nomina di Emanuele Fiano (Pd) a sottosegretario agli Interni con la delega al Copasir mentre la campionessa paraolimpica Laura Coccia avrebbe già vinto il duello contro Valentina Vezzali (Scelta civica). Ad affiancare l'altro ministro «debole», Valeria Fedeli (Istruzione) ci sarebbero Manuela Ghizzoni e Simona Malpezzi.
Casella delicatissima è quella di Enrico Zanetti (Sc) che a questo giro sperava in una promozione a ministro. Già viceministro dell'Economia con il governo Renzi, Zanetti è però rimasto a bocca asciutta con conseguente immenso dolore. Ecco perché, con ogni probabilità, arriverà una sua riconferma come vice al ministero di via XX Settembre. In alternativa, il trasloco come sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico. Ma Ala pretende almeno altre due o tre poltrone lamentando che, se non arriveranno, il gruppo potrebbe sfaldarsi. A reclamare un posticino ci sarebbe il senatore campano Ciro Falanga, in rappresentanza della pattuglia sudista dei verdiniani, aspirante sottosegretario al ministero della Giustizia; in bilico anche Lionello Pagnoncelli, senatore lombardo, che Verdini vorrebbe al ministero dell'Economia. Ma c'è anche Cosimo Maria Ferri, tecnico d'area, figlio di Enrico Ferri e già sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta e Renzi; e Mario Pescante, ex deputato ed ex presidente del Coni. Altrimenti Ala potrebbe anche rifiutare qualsivoglia poltrona ma far pesare i propri voti di volta in volta.
Verrebbero invece confermati Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei; Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni; Riccardo Nencini alle Infrastrutture, Gennaro Migliore alla Giustizia, Teresa Bellanova allo Sviluppo economico ed Enzo Amendola agli Esteri.
Probabile lo spostamento di Davide Faraone alle Infrastrutture mentre si vocifera un sottosegretariato anche per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Insomma, il sudoku è abbastanza complesso e la soluzione potrebbe slittare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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