Il sollievo di Giorgetti. "Bene la sospensione, ora ragioniamo a mente fredda"

Il ministro: "Decideremo in base al contesto". Confermato il calo di deficit e debito nel "Def"

Il sollievo di Giorgetti. "Bene la sospensione, ora ragioniamo a mente fredda"
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«Sono convinto che alla fine si andrà sul vero tema, tornare al fair trade dal free trade, che ha creato concorrenza sleale, che ha fatto danni enormi all'Italia e anche agli Stati Uniti». Così il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (in foto) ha commentato nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri di ieri la decisione del presidente Trump di rinviare di 90 giorni i dazi reciproci. «Prendo atto di questa iniziativa, che apprezzo, ha capito esattamente l'obiettivo, era quello su cui al G7 chiedevo di orientare la nuova amministrazione americana. Vedremo», ha aggiunto. La prudenza resta la parola chiave. «Abbiamo fatto delle analisi di sensitività, ma è tremendamente complicato definire l'impatto di dazi diretti e indiretti», ha spiegato ancora Giorgetti, sottolineando quanto il made in Italy fondato sulla qualità e sulla specificità possa difendersi meglio. «Bisogna ragionare a mente fredda. Non si possono fare interventi che mettono a rischio la finanza pubblica, in modo casuale e generico come fatto in passato. Bisogna essere molto, molto chirurgici per essere anche efficaci», ha puntualizzato.

Il principio guida della razionalità si riflette anche nelle scelte sul nuovo Dfp, approvato dall'esecutivo. Un documento che, come ha precisato Giorgetti, non è più il classico Def. «È di aggiornamento dei conti di finanza pubblica e manca dei contenuti programmatici tipici», ha sottolineato. Per questo motivo non prevede. Le stime di crescita sono state abbassate: il Pil 2025 è previsto in aumento dello 0,6% (contro l'1,2% stimato solo sette mesi fa), per poi salire allo 0,8% nel 2026 e mantenersi stabile anche nel 2027. «Incredibilmente, nonostante il dimezzamento delle previsioni di crescita, la finanza italiana rispetta tutti gli indicatori», ha assicurato Giorgetti, ribadendo che la traiettoria resta sotto controllo: deficit al 3,3% del Pil nel 2025, al 2,8% nel 2026, per poi scendere al 2,6% nel 2027. Valori che, se confermati, permetterebbero all'Italia di uscire anticipatamente dalla procedura per deficit eccessivo. Sul fronte del debito pubblico, il picco atteso è al 137,6% nel 2026, con un leggero calo previsto nel 2027 (137,4%), quando «finalmente l'effetto dei crediti del Superbonus tenderà a sgonfiarsi». Proprio per la sua natura tecnica e tendenziale il nuovo Dfp rinuncia per ora a indicazioni dettagliate su misure fiscali. Anche perché il quadro resta comunque condizionato dall'evoluzione geopolitica. «In Parlamento qualcuno ha fatto battaglie sul 2028, ma di cosa stiamo parlando? Se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago», ha detto ironizzando sulle polemiche del Pd che avrebbe voluto vedere messo nero su bianco un quadro programmatico per il triennio a partire dal 2026, impatto di ReArm Europe incluso. «Tutte le decisioni saranno tarate sul contesto e rispetto alle regole europee, io non chiedo un allentamento ma se c'è una recessione bestiale qualcuno dovrà chiedersi se queste regole sono attuali».

», ha spiegato lasciando aperta la porta a un possibile scostamento di bilancio in sede di risoluzione sul Dfp per aumentare le spese per la difesa al 2% e anche sul taglio dell'Irpef si vedrà. La proroga del Pnrr? «Va bene qualsiasi mezzo purché ci si arrivi», ha tagliato corto. Il cdm ha infine rinviato a fine anno l'esercizio della delega per la riforma fiscale.

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