La lite continua, come una telenovela. Si dice che la notte a più miti consigli, ma non è il caso del governo gialloverde. Dopo lo scontro in Consiglio dei ministri sul Salva Roma andato in scena a tarda notte, Di Maio e Salvini tornano di nuovo a beccarsi. Con il primo che insiste nel chiedere alla Lega le dimissioni di Armando Siri e il secondo che esulta per lo stralcio del "Salva Raggi".
La linea del leader del Carroccio non è cambiata. "Tutta la Lega è al lavoro per aiutare concretamente i cittadini romani che non hanno bisogno di regali ma di una amministrazione cittadina concreta ed efficiente", dice il ministro dell'Interno. "Ci sono centinaia di Comuni italiani in difficoltà, da Nord a Sud, e da prima forza politica del Paese è nostro dovere aiutarli ed ascoltarli tutti". Punto e a capo. Riparte lo scontro. Di Maio, che è a Taranto per l'Ilva, replica a streto giro: "Come commento il nuovo attacco di Salvini alla Raggi? - dichiara Luigi Di Maio all'Ansa - mi ha stancato questa lite permanente tra un membro del governo e il sindaco di Roma. Si chiariscano se ne hanno bisogno, io penso a lavorare".
Le tensioni rischiano di ampliarsi. Fonti leghiste citate da Repubblica, infatti, sussurrano che c'è la sensazione nel Carroccio che i Cinque Stelle vogliano ritornare all'attacco ma non è ben chiaro fino a che punto potranno tirare la corda. Se la Lega viene presentata come "il peggiore dei mali", infatti, non è che poi si può continuare a lavorare insieme...
Le opposizioni intanto sono sul piede di guerra. "Nel Cdm di ieri è stato toccato il fondo e loro continuano a raschiare - dice Mariastella Gelmini, presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera - Non è più una questione di temi e distanze siderali da colmare. Il punto è che Lega e M5S non ragionano da coalizione, ma da singoli partiti contrapposti a elezioni, portando il Paese a sbattere". Giorgia Meloni invece si schiera con il sindaco della Capitale ed è disponibile a votare il Salva Roma in Parlamento: "Anche perchè - dice - allo Stato non costerebbe nulla e aiuterebbe i romani".
Ma a gettare benzina sul fuoco sono anche (e soprattutto) le parole di Di Maio sul caso Siri. "Se la Lega non c'entra niente con queste accuse - dice da Taranto il grillino - dimostri la propria estraneità dai fatti allontando Siri dal governo, perchè altrimenti io comincio a preoccuparmi a vedere Salvini e la Lega difenderlo a spada tratta". Soprattutto perché per Di Nicola "il sospetto che gli interessi di imprenditori legati a soggetti inquisiti per mafia siano riusciti a penetrare in questo modo ai massimi livelli di governo e del Parlamento è qualcosa che non avevamo mai visto nella storia della Repubblica".
Salvini non ci sta a sentire il nome della Lega accostato a quello della mafia. "Si sciacqui la bocca chi palando mette in relazione Lega e mafia", attacca il ministro dell'Interno in conferenza stampa al Viminale.
E parlando del caso Siri, aggiunge: "Abbiamo piena fiducia nella magistratura perché lavori bene e serenamente". Tradotto: il sottosegretario non si muove di lì. Anche perché a quanto pare Conte non avrebbe ancora chiesto le dimissioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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