Sono passati undici anni da quando l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul, il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. Molto da allora è stato fatto, con strumenti di tutela per garantire una piena protezione alle vittime di violenza di genere. Tuttavia non è stato fatto ancora abbastanza. A dirlo non sono soltanto i dati davvero inquietanti diffusi dall'Istat (uno per tutti: il 31,5% delle 16-70enni - 6 milioni 788 mila- ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale). È lo stesso Capo dello Stato, proprio nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, a sottolinearlo. «Quanto fatto finora non è sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati - commenta il presidente Mattarella -. È un'emergenza che continua. Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino».
Il presidente indica anche una delle strade da seguire: «eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che rendono ancora oggi le donne più deboli nella società, nel lavoro e nella famiglia». Per Mattarella tocca alle istituzioni e alle forze della società civile sostenere le donne nella «denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto». La politica prova a ripartire dal monito del presidente e la ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati annuncia un tavolo tecnico, costituito insieme con la collega Eugenia Roccella (Pari opportunità), per redigere un testo unico che partirà dall'educazione e dalla formazione nelle scuole per promuovere la cultura del rispetto, fino a trattare le norme relative all'inserimento delle donne nel mondo del lavoro. «L'autonomia economica, infatti, - spiega la Casellati - rappresenta uno dei presupposti fondamentali per consentire alle donne di costruire la propria libertà».
Il tema della violenza sulle donne è comunque divisivo. L'opposizione nega che ci siano concatenazioni di causa/effetto con il fenomeno dell'immigrazione. Tesi respinta da più rappresentanti della maggioranza a iniziare dalla stessa premier. Nel corso di un'intervista a Donna moderna la Meloni lega il fenomeno della violenza sulle donne al problema della sicurezza («soprattutto nelle grandi città») e spiega: «il contrasto all'immigrazione illegale è una delle materie su cui il governo si spende di più. Adesso verrò definita razzista, ma c'è una incidenza maggiore, purtroppo nei casi di violenza sessuale, da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente, perché quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte». Nell'opuscolo pubblicato dalla Presidenza del Consiglio sul tema la stessa premier ricorda quanto fatto finora dal suo esecutivo: «Abbiamo aumentato i fondi per il piano nazionale anti-violenza a livelli mai raggiunti prima. Abbiamo promosso la conoscenza del 1522, il numero a cui chiedere aiuto e assistenza». E anche a inizio Cdm la stessa premier ha esordito parlando della lotta alla violenza di genere. «Sulle soluzioni - spiega - ci si può confrontare e anche scontrare, ma su un obiettivo come questo non ci possiamo dividere». Di sicuro non sarà Salvini a darle della razzista. Il vicepremier ricorda l'introduzione del Codice rosso, su proposta della Lega e commenta: «Difendere le ragazze significa però pure riconoscere l'inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri, un dato che non sminuisce in alcun modo i casi italiani ma evidenzia le pericolose conseguenze di un'immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali». Sottolineature rigettate dall'opposizione.
«Colpisce che in una giornata come questa - rileva il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia - da destra e nel governo continuino a cercare nemici e a individuare colpevoli stranieri per reati, come quelli della violenza contro le donne e del femminicidio, che le statistiche, non il Pd, dicono essere di natura non etnica».
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