
Potrebbe non aver sparato per uccidere Antonio Micarelli, la guardia giurata in carcere da oltre un mese con l'accusa di omicidio volontario per avere ucciso lo scorso 6 febbraio un ladro nel corso di un tentativo di rapina in una casa sulla via Cassia, a Roma nord. Si tratta di una novità che emerge dal verbale di sequestro dei carabinieri in cui vengono repertati i campioni raccolti dalla scientifica.
Secondo il documento, reso noto nella puntata di ieri sera di Quarta Repubblica, l'ogiva del proiettile che ha colpito Antonio Ion Ciurciumel, mentre cercava di scappare, è ammaccata, quindi prima di colpire alla testa il ladro ha colpito qualcos'altro che ne ha deviato la traiettoria.
Un dettaglio che - seppure potrebbe essere determinante per la difesa di Micarelli e fosse già noto agli inquirenti già dal giorno successivo alla rapina - non viene riportato nell'ordinanza di custodia cautelare con cui lo scorso 12 marzo la guardia giurata è stata arrestata con l'accusa di omicidio volontario. Per i magistrati Micarelli avrebbe sparato per uccidere.
Nel verbale di sequestro redatto il 7 febbraio i carabinieri parlano di un'ogiva parzialmente deformata rinvenuta all'interno del cappello di Ciurciumel. Un'altra anomalia, questa, secondo Quarta Repubblica, rispetto alla dinamica fin qui ipotizzata dalla Procura di Roma, perché se il colpo mortale è stato sparato a distanza ravvicinata come ricostruito nei rilievi della scientifica, sembra strano che si sia fermato nel cappello, essendo la pistola di Micarelli, una Glock, un'arma con una gittata di quasi due chilometri in grado di sparare un proiettile a 360 metri al secondo.
Se l'ogiva si è fermata è possibile che viaggiasse a velocità ridotta, dunque potrebbe essersi trattato di un colpo di rimbalzo, quindi deviato da qualcosa. Il proiettile potrebbe non aver raggiunto la vittima in maniera diretta, come sostenuto dai magistrati che hanno fatto arrestare la guardia giurata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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