"Lo spionaggio russo? Mi preoccupa di più la Cina"

L'ex presidente Copasir: "Io, atlantista, temo il 5G di Pechino che ha armato le isole artificiali"

"Lo spionaggio russo? Mi preoccupa di più la Cina"

Raffaele Volpi, deputato della Lega, già sottosegretario alla Difesa, al momento della missione dei medici russi a Bergamo del marzo 2020, nel pieno dell'emergenza Covid, era presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. La Russia ha rinfacciato all'Italia l'intervento e su twitter il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (col sostegno del segretario del Pd, Enrico Letta) si è chiesto: «Fu aiuto, propaganda o intelligence?».

Anche l'ex presidente del Copasir si chiede se fu aiuto, propaganda o intelligence?

«Se vogliamo scrivere che ci hanno spiato, facciamolo ma non vedo come potrebbe essere successo. Chi lo dice deve spiegare che cercavano, come l'hanno preso e dove l'hanno portato. È un'ipotesi che non mi convince. Sulle infrastrutture importanti basta Google maps, non vai in giro con la macchina fotografica nascosta nello stetoscopio».

Insomma, lei non è preoccupato?

«Mi preoccupa di più il 5G cinese. Dagli Usa arriva un certo allarme sulla Cina, che ha armato anche le isole artificiali. Mi preoccupa che non vengano mantenute all'interno del nostro Paese risorse come il rottame d'acciaio che serve alle nostre acciaierie: non farebbe male mettere qualche limitazione su materie prime strategiche per le nostre filiere».

C'è la possibilità che i Russi ne abbiano approfittato per infiltrare spie sotto copertura?

«Che intelligence fai con i camion militari seguiti da carabinieri, soldati e alpini? È un problema di geopolitica, non di spionaggio. L'intelligence non è fatta da James Bond, ma da persone che sanno di che cosa parlare e con chi trattare. Non mi piace gettare ombre sui nostri Servizi, come accaduto con cose vecchie e riciclate».

Non esistono i Servizi deviati?

«Ci sono stati problemi negli anni '70 e '90. Oggi i nostri Servizi sono tra i migliori al mondo, con un grandissimo sviluppo anche nell'area economica. Molto più di questi battibecchi sui social mi preoccupano le dichiarazioni della Russia che definisce ai minimi storici il rapporto con gli Usa. Sono un po' inquieto».

Credo che tutti siano un po' inquieti.

«Non credo. Né l'Europa né la Nato hanno mai considerato in maniera attenta l'espansionismo russo in Siria e in Libia. Mi piacerebbe maggiore consapevolezza di quel che accade in Kosovo e nei Balcani. Sono anni che non si fa un dibattito parlamentare serio sulla politica estera, per un ripensamento a livello di Paese e di Ue. Che senso ha avere un esercito e una Difesa comuni senza una politica estera comune?».

La Russia ha usato l'occasione per farsi propaganda?

«Sono bresciano e ho vissuto il Covid vero, ricordo lo Spedale Civile con le tende fuori, abbiamo perso amici e parenti, avevamo forse qualcosa d'altro cui pensare che se fosse propaganda o no. Conte lo ha escluso e ne prendo atto. Ma un conto è la sicurezza nazionale, un conto la propaganda».

Mosca ha minacciato «conseguenze irreversibili» e attaccato personalmente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

«Personalmente ho grande stima nel ministro Guerini. Ho sempre trovato grande spirito di collaborazione anche a livello parlamentare, perché nel mondo della Difesa l'atteggiamento è bipartisan. Poi Lorenzo mi sembra una persona di grande equilibrio. L'attacco contro di lui è stato inutile, gratuito e inaccettabile, proprio come la lettera ai membri della commissione Difesa. Lo dico da parlamentarista convinto. È inaccettabile che si parli così a un Paese democratico. La reazione anche lì mi è sembrata un po' timida».

Il suo partito è stato sempre vicino a Putin. Non prova imbarazzo?

«Non

conosco Putin, non conosco russi, mai stato in Russia. La mia è una posizione atlantista, per quanto condivida che la Nato abbia un gruppo di riflessione cui partecipa anche Marta Dassù per rivedere obiettivi e perimetri».

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