Le scarpe dopo tre mesi vanno già strette, le magliette dell'anno prima non entrano più. Poi ci sono i camp estivi, i libri scolastici, le ripetizioni, le rette per la danza, il calcio, il basket. E poi che fai? Li mandi in giro senza nulla in tasca? È un attimo, un terzo del budget medio mensile se ne va così.
I figli costano, un bel po'. Ma per loro si fa di tutto e di più. E se serve, si tira la cinghia. Così fanno sei genitori su dieci secondo il report FragilItalia elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos. Piuttosto che far rinunciare i figli, le famiglie tagliano il tagliabile: ristorante, vacanze, vestiti per sé.
Una piccola parte delle famiglie (3 su 10) si trova a dover chiedere sacrifici agli stessi ragazzi. No allo smartphone, costa troppo, no alle sneakers griffate, no a troppe cene fuori con gli amici. Se dover dire no ai figli per ragioni economiche è un dolore per una madre, per gli psicologi non è affatto un problema. Anzi. Molto meglio così anziché riempire gli adolescenti di oggetti, vizi e chissà cos'altro.
Fare i conti su quanto siano «cari» i figli in Italia non fa benissimo allo stato del paese che già registra un calo nascite che non accenna minimamente a invertire. Ma tant'è. Anche perché i ragazzi, una volta maggiorenni, continuano a restare a casa e sono ben lontani dall'essere indipendenti.
Nel caso di figli maggiorenni (il 19% ne ha tra i 19 e i 25 anni; il 23% oltre i 25 anni), quasi la metà (il 47%) sono totalmente a carico dei genitori, mentre il 29% lavora contribuendo alle spese della famiglia. Da sottolineare che il 24% dei figli maggiorenni, pur lavorando e non gravando sul bilancio familiare, continua a vivere con la famiglia. Un segnale che la dice luna su quanto ci voglia prima di potersi permettere un affitto.
La spesa destinata ai figli rappresenta, in media, il 34% della spesa media mensile familiare; più in dettaglio, il 51% delle famiglie destina ai figli tra il 21% e il 40% della spesa; il 32% tra il 40% e il 70%; il 17% tra il 10% e il 20%.Le spese per i figli pesano, soprattutto, sul bilancio familiare dei genitori under 30, per i quali le prime tre voci indicate raggiungono, rispettivamente, valori del 73%, 62% e 54%; dei residenti nelle isole (70% e 59% per le posizioni 2 e 3); delle famiglie del ceto popolare (69% e 60%).
I genitori spesso rinunciano a qualcosa per affrontare le spese necessarie per i figli.
Qualche esempio? Il 66% dei genitori ha rinunciato ad acquistare qualcosa per loro stessi (il 31% spesso, il 34% qualche volta); il 60% ha rinunciato ad andare al ristorante (26% spesso, 34% qualche volta) ed ha ridotto il periodo di vacanza (25% e 35%); il 58% all'acquisto di un'auto nuova. Il 51% (spesso il 19%, occasionalmente il 32%) ha dovuto tagliare sulla spesa alimentare scegliendo prodotti in offerta; il 39% ha dovuto rinunciare ad una visita medica privata o l'ha dovuta rinviare.
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