Qualche coppia ci avrà ripensato, altre saranno ancora più convinte di prima. Sposarsi, in tempo di coronavirus, è quantomai complicato.
I «fiori d'arancio», infatti, sono accompagnati da un silenzio surreale e moltissime nozze sono già saltate. Già, perché lui, lei, magari con velo e mascherina, prete e testimoni a distanza di due metri, senza la possibilità di festeggiare con amici e parenti dopo il lancio del riso, mal si conciliano con quello che dovrebbe essere il «giorno più bello». La pandemia ha assestato un duro colpo all'industria dei matrimoni. Tra marzo e aprile sono 17mila quelli annullati e altri 50mila potrebbero saltare tra maggio e giugno.
Nei giorni scorsi l'allarme era stato lanciato da Assoeventi, costola di Confindustria, che aveva parlato di una perdita stimata in 26 miliardi, con un calo dei ricavi dell'80-100 per cento. Attorno al fantomatico «sì» in Italia ruota, infatti, un giro d'affari di 40 miliardi l'anno, tra fiori, abiti, arredi, location, fotografi e festeggiamenti vari, se si considera che solo lo scorso anno sono state celebrate oltre 195mila nozze.
Proprio per questo le aziende, impegnate a vario titolo nel settore, sollecitano risposte urgenti dal governo. «Serve una data certa e serve indicarla con largo anticipo, altrimenti non si riparte e non si esce dalla crisi provocata dalla pandemia per coronavirus - è l'allarme di Federmep, che raccoglie circa 50mila imprese specializzate in nozze, eventi e feste private - lamentiamo la mancanza di linee guida e di riferimenti certi per questo nostro settore, la totale assenza di un orizzonte verso cui rivolgere lo sguardo per il futuro anche più prossimo, così da rendere impraticabile la Fase 2 e ancora più inimmaginabile una ipotetica Fase 3, che non è dato sapere attualmente nelle intenzioni del Governo e del legislatore».
Secondo Federmep, che chiede la creazione di un tavolo di lavoro, serve subito una calendarizzazione e una regolamentazione per permettere al comparto degli eventi privati di rimettersi in piedi e limitare i danni.
I numeri dell'industria dei matrimoni fanno spavento e si parla di 10mila «destination wedding» annue, un numero di eventi privati incalcolabile, 50mila imprese e 250mila persone coinvolte. Per Federmep è un vero e proprio cataclisma e pertanto chiede lo «stato di calamità naturale per il mondo del wedding», invitando il Governo di togliere i tributi per il 2020, sospendere cartelle esattoriali e mutui, rateizzare i versamenti, prorogare lo stato d'emergenza, detrarre alcuni investimenti, garantire le attuali aliquote Iva.
Non c'è da sottovalutare
infine che a perdere è anche il settore del turismo, perché molti futuri sposi hanno chiesto i rimborsi per i viaggi di nozze e la restituzione della caparra per i matrimoni organizzati fuori dal loro comune di residenza.
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