Il grillino in Rolls-Royce: così il M5s abolisce la (sua) povertà

L'ex parlamentare grillino, noto per le posizioni "No-Tav", e poi nominato in una società da Di Maio, si ritrae in un auto di lusso: è bufera social

Il grillino in Rolls-Royce: così il M5s abolisce la (sua) povertà
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Dalle bandiere contro la Torino-Lione alle foto in auto di lusso il passo è breve: uno degli ultimi scatti dell'ex parlamentare grillino Giorgio Sorial sta suscitando un discreto scalpore social, in specie su Twitter.

L'ex deputato pentastellato, noto nella passata legislatura per far parte del fronte "No-Tav", quindi del grillismo delle origini tutto purismo ed idealismo, era già balzato agli onori delle cronache per essere stato nominato da Luigi Di Maio presso la società Traforo del Monte Bianco. Il che aveva portato in dote un po' di stupore.

Già ai tempi, la questione aveva infatti fornito infatti a chi rifletteva su come il MoVimento 5 Stelle si stesse adeguando a certi andazzi. Anche perché - veniva notato ad esempio da IlRiformista - in quell'ente gioca un ruolo pure la famiglia Benetton. La stessa verso cui i toni grillini non sono stati troppo amichevoli, per usare un eufemismo. Ma, ora, il grillino Giorgio Sorial fa parlare di nuovo di sé per qualcosa di meno strutturato rispetto ad un incarico: un'immagine in grado di raccontare da sola come le velleità pauperistiche grilline, come la decrestica felice, possano virare in altre direzioni con nonchalance. O almeno questo è quello che sembra, notando alcuni aspetti dello scatto che ritrae il grillino Sorial all'interno - i posti dietro - di una macchina di lusso, che potrebbe essere una Rolls-Royce (è la erre che si vede sul sedile che suggerisce l'ipotesi), ed i commenti che stanno fuoriuscendo in merito.

"Succeda quel che succeda - scrive l'ex deputato grillino su Instragram, allegando il testo alla fotografia - , ma vi prometto che i Duke non metteranno mai mano sul rapporto di previsione del raccolto di arance! “Randolph... come Randolpho Valentino". Si dovrebbe trattare di una citazione de "Una poltrona per due". Poi, poco dopo, arriva un altro commento di risposta alle critiche: "...i babbi del week end mandati a commentare a sproposito (troll già segnalati): ho anche pranzato, fatto pubbliche relazioni e ci é scappato pure un ballo finale. Ancora tanti auguri". Insomma, a quanto pare a Sorial non mancano stile e personalità. Ma sui social la bufera è esplosa comunque. E non per un fatto stilistico. Alcune delle considerazioni che circolano vertono sulla piuttosto nota "abolizione della povertà" decantata dall'ex vertice grillino ma ancora ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La povertà abolita, insomma, sarebbe solo quella dei grillini, che avrebbero trovato il modo di sbarcare il lunario.

In questa chiave, sembra utile ricordare il frastuono emesso da certa sinistra durante questa campagna elettorale per l'ostentazione di un orologio di lusso da parte di un candidato renziano alle municipali di Roma. La sinistra giallorossa, verrebbe da dire, si è distinta per aver attaccato un giovane esponente reo di aver esibito un "pataccone" - così lo hanno chiamato - "da 30K" sui social network. E giù con considerazioni che purtoppo abbiamo imparato a conoscere bene. In questo caso, dalla gauche caviar del pensiero sembrano essere emessi toni meno moralistici o nessun tono. A manifestare disappunto sono più che altro coloro che fanno notare il doppiopesimo grillino. La rivoluzione promessa dalle "piazze dal Vaffa" sembra poter aspettare.

Sorial può, con buone probabilità, continuare a contare sul sostegno politico di Luigi Di Maio: nel 2018, nonostante non fosse passato al vaglio delle elezioni, l'ex parlamentare era comunque stato incaricato presso il ministero dello Sviluppo Economico, quello in cui operava l'ex leader politico pentastellato.

Poi la nomina del grillino presso la società e ora l'auto di lusso: questa è la parabola che viene rimarcata dai social in queste ore. Del resto - si dirà - essere "No-Tav" non significa essere pure contrari alle Rolls-Royce. Ma questa è un'argomentazione che un grillino delle origini non avrebbe mai accettato.

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