I giorni dei disordini di Tor Sapienza sono lontani, eppur così vicini. Della periferia romana, dove i residenti erano abbandonati dalla Giunta Marino nel degrado quotidiano, oggi non si parla più. Già nei giorni delle tensioni, delle minacce e della convivenza impossibile qualcosa non tornava. Perché il tetto dei 250 immigrati fissati per la Capitale era stato pericolosamente gonfiato fino a far "sbarcare" tremila stranieri da smistare nelle diverse strutture d'accoglienza? Grazie all'inchiesta "Mafia Capitale" gli inquirenti hanno scoperto come dietro alla gestione dei flussi migratori ci fosse l'ex uomo di Walter Veltroni, Luca Odevaine, che grazie alla propria posizione ingrassava le cooperative di Salvatore Buzzi. E, quando qualcuno gli sbarrava la strada, scattavano minacce e aggressioni. Proprio come a Tor Sapienza
Gabriella Errico è il presidente della cooperativa sociale "Un sorriso". A lei erano stati affidati i 45 minori che dopo le proteste la prefettura aveva deciso di spostare. Poi è esplosa "Mafia Capitale" e tutto è apparso più chiaro. Le ruberie sui flussi migratori, il business delle strutture d'accoglienza e, soprattutto, le minacce di stampo mafioso. A Carlo Bonini di Repubblica la Errico rivela di essere stata contattata da Buzzi proprio nei giorni in cui infiammava la protesta. "Resisti, Gabriella, mi raccomando - le disse - ora faccio un paio di telefonate e sistemo". La rivolta è stata sedata pochi giorni dopo. La cooperativa "Un sorriso" ha perso il centro e i minori sono stati trasferiti nella struttura della Domus Caritatis all'Infernetto. "Un amico mi disse che Buzzi andava dicendo che ora 'mi aveva in pancia' - rivela la Errico - sì, così diceva: 'Ora, ho in pancia quella lì del Sorriso'".
È forse un caso se, a Tor Sapienza, è stata assediata soltanto la cooperativa "Un sorriso"? Le strutture nell'orbita di Tiziano Zuccolo, grande amico di Buzzi, non sono mai state sfiorate dalla rivolta. Assolutamente no. Tanto che, non appena la protesta si era smorzata, Buzzi è tornato a farsi vivo. "Mi fissò un appuntamento per il 4 dicembre alle 11 - racconta la Errico - mi disse che era venuto il momento di sedersi intorno a un tavolo e discutere del 'Condominio Misna'. Era il suo modo di dire. Per riferirsi alla spartizione degli appalti, lui diceva 'condominio'. O anche 'cartello'. Voleva parlarmi di come intendeva dividere la torta dei 'misna', che sta per 'minori stranieri non accompagnati'. Pensava evidentemente che, dopo Tor Sapienza, fossi finalmente pronta a cedere". Il 2 dicembre, però, lo hanno arrestato.
Inizia tutto nel 2005, ai tempi di Veltroni sindaco. Sandro Coltellacci, presidente di Impegno e promozione, convince "con una cospicua liquidazione" Saverio Iacobucci (al tempo presidente della cooperativa sociale "Un sorriso") a levare le tende, aprire un'altra cooperativa con lo stesso nome e a metterci la moglie Simonetta Gatta alla presidenza. "Nel 2006 cominciarono le minacce - racconta la Errico a Repubblica - Coltellacci mi affrontò : 'Ti faccio cambiare città. E sappi che non guardo in faccia a nessuno. Né alle donne né ai bambini'". E così è. Nel 2008 la Errico viene estromessa dal tavolo che si spartisce gli appalti per i richiedenti asilo. Un giro d'affari da 34 milioni di euro. "Nel cartello la parte del leone la facevano Buzzi e la sua '29 Giugno' - continua - e se a lui toccava 100, al suo amico Tiziano Zuccolo spettava 50". Nel 2010, poi, Coltellacci finisce in manette per un giro di droga.
"Pensai che l'incubo fosse finito - continua - invece, neppure due anni dopo, lo rividi in giro". Lo avevano, infatti, messo a scontare la pena ai domiciliari nella sede della sua coop. "E tutti rincominciò come prima". Fino ad arrivare ai disordini di Tor Sapienza.
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