Squillo colombiana ammazzata a Lodi

La vittima uccisa a coltellate. Interrogato un uomo, fortemente indiziato

Squillo colombiana ammazzata a Lodi

Lodi - Massacrata a coltellate dopo un rapporto sessuale da qualcuno che, probabilmente, la conosceva bene. L'ennesimo femminicidio si è consumato ieri all'alba a Lodi, vittima I. Ca. una colombiana 65enne che da mesi si prostituiva in città con una collega, pur essendo residente, con il figlio, a Piacenza.

Sono appena passate le 5, come confermerà il medico legale che ha fissato l'ora del decesso tra le 5 e le 6. In via Aldo Moro, dal civico 62, squarciano il silenzio della notte urla strazianti udite anche a due isolati di distanza. Ma il quartiere è di quelli blindati. Nessuno, nonostante le urla, avverte le forze dell'ordine. Solo alle 10.52 un vicino di casa nota che il pavimento dell'ascensore è sporco di sangue. Segue le tracce e arriva al secondo piano, alla porta del bilocale della donna, poi avverte 118 e polizia. Sanitari e agenti arrivano quasi contemporaneamente. Ma la polizia non fa entrare nessuno. Appena Alessandro Battista, capo della Mobile, apre la porta che non è chiusa a chiave, vede immediatamente il corpo della donna, riverso a terra, seminudo, quasi completamente coperto di sangue e con un cuscino sulla faccia. La scena del delitto viene blindata. Arriva anche la Scientifica ma il nome della donna non lo si sa ancora. Si riuscirà a essere sicuri che si tratti della colombiana solo dopo l'arrivo di Francesca Brandolini, anatomopatologa del Dipartimento di Medicina legale di Pavia. La 65enne, infatti, non dimostra la sua età. Faticano a crederci investigatori e Procura, la certezza arriva solo nel pomeriggio, dopo diversi riscontri.

Che si tratti di omicidio d'impeto le forze dell'ordine non hanno dubbi. L'assassino ha lasciato una marea di tracce prima di fuggire e la polizia ha ritrovato, vicino all'ascensore, anche un frammento di unghia a cui potrebbero essere rimaste attaccate tracce di dna del colpevole. E in serata un uomo è finito sotto interrogatorio, fortemente indiziato dell'omicidio.

È certo, poi, che la donna ha lottato furiosamente per cercare di evitare la morte. Gli inquirenti ipotizzano che si trovasse a ridosso della porta di casa in un ultimo disperato tentativo di scappare.

Ed è assodato anche che l'assassino ha infierito sul suo corpo con una ferocia che fa presumere una rabbia eccessiva per un estraneo, qualcuno che la vedeva per la prima volta. Di questo sono convinti gli inquirenti. Intanto il procuratore Domenico Chiaro ha lanciato un appello, chiedendo a chiunque abbia avuto contatti con la donna la sera prima del delitto di farsi avanti.

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