Lo scontro fra Italia e Francia divampa nuovamente. Ora siamo di fronte a una vera e propria schermaglia diplomatica, dopo che Parigi ha convocato l'ambasciatrice italiana Teresa Castoldi per protestare formalmente contro le dichiarazioni del vice premier Luigi Di Maio, il quale ha accusato il presidente francese Emmanuel Macron di esercitare una politica neocoloniale in Africa. Naturalmente la nuova querelle ha riempito le pagine dei giornali ed è rimbalzata su tutti i media italiani. Le dichiarazioni polemiche sono continuate fino a sera e hanno visto il governo gialloverde compatto, dopo che anche Matteo Salvini si è schierato al fianco di Di Maio rincarando la dose.
Ma la Francia come ha accolto la nuova tensione con il nostro Paese? A parte la convocazione della nostra ambasciatrice, regna il silenzio mediatico. Paradossalmente a prendere le difese di Parigi ci ha pensato l'Unione Europea, per bocca del commissario Pierre Moskovici, che è francese naturalmente. Ma i media d'Oltralpe? Pare proprio che abbiano snobbato la questione. Solo Le Monde ha riportato la notizia, limitandosi a fatti e dichiarazioni. La stampa francese, d'altronde, ha ben altro a cui pensare. La rivolta dei «gilet gialli», che da più di tre mesi scendono continuamente in piazza e fanno traballare l'Eliseo (costretto a fare marcia indietro su diverse iniziative legislative), è sicuramente più importante di una diatriba che si ripete con costanza. Eppure, dietro questo scontro c'è qualcosa di più, che non molti hanno colto o sottolineato. Le elezioni europee sono alle porte e il mese di maggio sarà cruciale per i futuri assetti dell'Unione. Non deve sorprendere, quindi, se i movimenti sovranisti come Lega e Cinque Stelle cerchino un nemico d'abbattere. Chi è meglio di Macron, europeista démodé rimasto fra i pochi a difendere questa Unione che non piace più a nessuno? E chi è il nemico perfetto per il presidente francese se non il nostro governo gialloverde che minaccia di cambiare le carte in tavola a Bruxelles?
L'ultimo scontro, d'altronde, è solo un capitolo del conflitto fra due visioni del Vecchio Continente, che ha visto spesso Parigi puntare il dito contro di noi e ricoprirci di insulti sulla questione immigrazione.
E l'accordo di ieri, sottoscritto ad Acquisgrana, con il quale Germania e Francia hanno concordato di incontrarsi per assumere una posizione preventiva comune prima di importanti vertici europei, dimostra ancora una volta chi decide e deciderà la politica europea. Una mossa che lascia indietro l'Italia, nonostante sia un importante paese fondatore, e che rinsalda quell'asse franco-tedesco, il quale ha portato l'Europa a essere quello che è.
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