La Stasi del femminismo "Denunce anonime per le discriminazioni"

Fa discutere l'iniziativa della ministra Paus "Quello sportello creerà il sospetto generale"

La Stasi del femminismo "Denunce anonime per le discriminazioni"

Berlino. «Insieme contro il sessismo». Si chiama così un'iniziativa lanciata a metà febbraio da Lisa Paus, ministro federale della Famiglia nel governo del cancelliere Olaf Scholz. Paus, 54 anni e deputata dei Verdi dal 2009, ha iniziato il progetto assieme all'associazione federale dei datori di lavoro tedeschi e all'associazione tedesca dei Comuni. Strada facendo si sono accodate l'Agenzia federale del lavoro, e grandi aziende come Microsoft, Siemens e Thyssen Krupp, ma anche la Libera città anseatica di Brema (che ha status di Land). Un successo già in partenza per combattere contro la cultura delle discriminazioni forte nel mondo del lavoro e della quale, in grande maggioranza, sono vittime le donne.

Meno popolare, invece, è il portale «Meldestelle Antifeminismus» Ufficio di segnalazione dell'antifemminismo pensato sempre da Paus per combattere le discriminazioni anche al di fuori del luogo di lavoro. Al centro non ci si rivolge solo per gli abusi verbali contro le donne ma anche, per esempio, per le espressioni considerate politicamente scorrette nei confronti di qualsiasi genere o minoranza. La Bild ha scritto che da quando l'ufficio è stato inaugurato lo scorso 1° febbraio, le segnalazioni arrivano più o meno al ritmo di 150 la settimana, numerose quelle che giungono per esempio dal settore della Sanità. L'obiettivo ultimo del «Meldestelle», ha spiegato un portavoce del ministero sempre alla Bild «è acquisire conoscenze sui fenomeni di ostilità di gruppo e valutare al meglio il potenziale sociale di alcuni reati a carattere politico».

Il progetto però soffre di una pecca: le segnalazioni possono essere consegnate in forma anonima, circostanza che ha esposto Paus alle critiche non solo dei cristiano-democratici (Cdu) all'opposizione ma anche di quelle del Partito liberale, la più piccola delle tre formazioni della maggioranza rosso-verde-gialle di Scholz. Per l'ex ministra dell'Agricoltura e popolarissima vicepresidente della Cdu, Julia Klöckner, la vigilanza dei cittadini è importante «ma il fatto che lo Stato solleciti denunce anonime, anche solo in caso di sospetti soggettivi, può influenzare negativamente la società e alimentare diffidenza e insinuazioni reciproche». Al numero due dei Liberali (Fdp), Wolfgang Kubicki, l'iniziativa ricorda quella assunta nel 2020 con cui il Comune di Essen invitava i cittadini a denunciare chi violasse le regole del lockdown «e che non corrispondeva al senso umanitario della Costituzione», ha detto alla Bild. Ma c'è anche chi, sulla moderata Welt, ha criticato Paus per aver investito 130 mila euro di denari pubblici che la Fondazione Amadeu Antonio, vicina ai Grünen, ha usato per avviare un progetto «in assenza di una definizione chiara di cosa sia l'antifemminismo», mentre per i reati resta sempre l'opzione di chiamare la polizia.

Al di là dell'impegno finanziario, la questione dell'anonimato resta centrale. In molti vi leggono il passaggio dalla presunzione di innocenza a uno stato di «sospetto generale». Paus sembra soffiare sul fuoco della vigilanza reciproca, un fuoco già molto vivo nella cultura tedesca.

Provate in Germania a sfiorare anche leggermente un'auto che non sia la vostra durante una manovra di parcheggio: presto qualcuno, anche un passante, chiamerà la polizia per accertarsi che non vi sia stato un danneggiamento. In un Paese in cui ancora risuonano i nomi di due famigerate polizie politiche, l'appello affinché ognuno vigili sul proprio vicino è sembrato una nota stonata.

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