Il partito del trolley evapora. Il centrodestra incassa la fiducia sul decreto immigrazione e ricompatta la maggioranza dopo l'incidente in Aula sullo Def.
Il pallottoliere certifica i numeri solidi: i sì alla fiducia sono stati 213, i no sono stati 133. La maggioranza partiva da una quota di 236 voti. Assenze fisiologiche che però non creano allarmi. L'esame è superato. Il provvedimento andava convertito in legge entro il 9 maggio. Oggi è in programma l'ultimo passaggio con il voto finale sul testo che introduce alle misure contro scafisti e trafficanti di essere umani, prevede una stretta sulla protezione speciale e l'allargamento della platea per i flussi regolari. Sul piano tecnico si fa largo l'ipotesi di una modifica nella parte che riguarda i ricorsi per la protezione speciale.
Dal punto di vista politico è stata la prova del nove per i tre capigruppo di maggioranza: Tommaso Foti (Fdi), Riccardo Molinari (Lega) e Paolo Barelli (Fi) dopo lo scivolone sul def di giovedì scorso. I gruppi hanno risposto alla richiesta di presenza massiccia in Aula. L'ordine è partito direttamente da Palazzo Chigi. «L'incidente alla Camera sul Def? Il premier Meloni naturalmente non era contenta di quello che è successo, era giustamente arrabbiata, perché la presidente è impegnata 24 ore al giorno per rappresentare l'Italia e la sua maggioranza. Chi era assente ingiustificato non è perdonabile, non è scusabile: chi è votato deve stare in Parlamento e votare sempre, soprattutto quando si tratta di provvedimenti così importanti. Ho detto ai capigruppo di evitare in futuro scivoloni come questo» - ammette il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, intervistato a «Oggi un altro giorno» su Rai1. «Io per quello che posso fare ho richiamato tutti alla responsabilità, poi i capigruppo naturalmente dovranno fare il resto» - confessa Ciriani prima del voto sul decreto immigrazione. L'appello alla responsabilità va a buon fine. Nessuna sorpresa. In Aula sfilano anche i componenti del governo come il ministro degli Esteri Antonio Tajani, i sottosegretari Andrea Delmastro (Fdi), Wanda Ferro (Fdi) e Matilde Siracusano (FI). Nel dibattito. Prima della chiama, lo scontro tra maggioranza e opposizione non fa registrare risse e tensioni. Dai banchi della Lega Laura Ravetto mette in chiaro: «Per anni noi della Lega siamo stati accusati di trattare il tema dell'immigrazione per pura propaganda. Prendiamo atto che coloro che tentano di strappare un voto in più speculando sulle tragedie del nostro mare, sono proprio alcuni colleghi dell'opposizione. Prendiamo atto che in quest'aula ci sono colleghi che come piccoli avvoltoi, sono disposti a scagliare come pietre dei corpi senza vita contro il governo, e soprattutto contro lo Stato, e soprattutto contro gli uomini dello Stato. Le vittime di Cutro devono essere onorate e non strumentalizzate. E il miglior modo per onorarle sono anche provvedimenti legislativi come questo. Vogliamo ricordarvi che la Lega ha già dimostrato in passato con il ministro Salvini che regolare l'immigrazione clandestina è possibile: si è passati da 105.000 sbarchi del governo precedente al suo ministero, a 23.
000 sbarchi, a 11.000 il secondo anno del suo ministero. Molte delle azioni per questo obiettivo sono contenute in questo decreto». Dai banchi dell'opposizione Benedetto Della Vedova definisce il provvedimento «anti-costituzionale».
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