Roma, la stazione Tiburtina tra degrado e centri d'accoglienza per profughi

Tra parcheggiatori abusivi, rom e ubriachi dell'Est Europa, il degrado la fa da padrone e, i residenti, invasi anche dai profughi, ora si oppongono alla nascita di un nuovo centro d'accoglienza

Roma, la stazione Tiburtina tra degrado e centri d'accoglienza per profughi

L’Europa ci ha beffato di nuovo, prenderà solo 32mila profughi ma il Viminale prevede che nel 2015 ne sbarcheranno 200mila. Una vera e propria invasione e a farne le spese saranno gli italiani. Quanto successo in questi giorni a Treviso e nel quartiere romano di Casale San Nicola rischia di ripetersi a breve a Roma, nei pressi della stazione Tiburtina.

A giugno qui sono arrivati 800 migranti nordafricani che avevano reso ingestibile il centro d’accoglienza Baobab di via Cupa che ha una capienza massima di 210 posti. Ora il numero dei transitanti (i migranti che non vogliono farsi identificare come richiedenti asilo perché, per loro, l’Italia è solo una terra di passaggio verso il Nord Europa) si è praticamente più che dimezzato. Questo grazie anche alla tendopoli temporanea creata dal Comune di Roma e gestita dalla Croce Rossa italiana che attualmente ospita un’ottantina di migranti. Per far fronte a questa emergenza Ferrovie dello Stato ha donato al Comune anche Ferrhotel, l’ex albergo dei ferrovieri di via Masaniello distante pochi metri dalla stazione che può contenere un centinaio di persone e per la cui ristrutturazione sono stati previsti circa 100-150mila euro.

“Non siamo razzisti ma non si possono concentrare così tanti profughi in un’area di 300 metri già largamente degradata dalla presenza di rom, drogati e parcheggiatori abusivi dell’Est che sono sempre ubriachi”, dice Nella Vecchia, presidente dell’associazione Rinascita Tiburtina che da dieci anni lotta per l’abbattimento del cavalcavia di fronte all’ingresso della stazione, il ritrovo abituale per tutte queste persone. Lorenzo Mancuso, del Comitato Cittadini stazione Tiburtina, racconta che qualche anno fa il comune ha speso circa 40mila euro per far dipingere un murales in un punto del cavalcavia che funge da dormitorio per i clochard che la sera, dopo l’arrivo della mensa della Caritas, si ritrovano lì per un “happy hour” a base di birra a buon mercato. I rom, invece, arrivano la mattina verso l’ora di pranzo con la linea 135 che fa il percorso Settebagni-Tiburtina e dall’autostazione Tibus arrivano i pullman che consentono di venire a Roma dalla Romania pagando solo un euro per il biglietto. Lungo tutto il percorso del cavalcavia è facile vedere siringhe usate da drogati che, poi, capita di trovare accasciati a terra agonizzanti.

In questo contesto, spiegano i residenti, i profughi del centro Baobab sono quelli che creano meno problemi anche se il commesso di un supermercato vicino a via Cupa lamenta la mancanza di sicurezza nella zona. “Abbiamo meno clienti rispetto a prima – dice - perché le camionette della polizia, dopo due settimane dall’arrivo di questi migranti, se ne sono andate e noi ci sentiamo abbandonati. Gli eritrei che bazzicano in questa zona sono tendenzialmente tranquilli ma è già capitato che qualcuno ci abbia intimidito con un coltello”. L’avvocato immigrazionista Giorgio Mori, esponente di Fratelli d’Italia, già in prima linea accanto ai residenti di Casale San Nicola, ieri ha perlustrato la zona della stazione e quella del Baobab che ospita gli eritrei. “La comunità eritrea – spiega Mori - è una delle migliori tra quelle presenti a Roma. È un peccato che in questa zona si è generato un vero e proprio ghetto con la loro presenza su tutta la strada di via Cupa, compresa via Tiburtina. La ghettizzazione comporta, poi, un’assenza di controllo del territorio. Siamo preoccupati perché Roma non può più supportare tutti i migranti che arrivano”.

Come se non bastasse sabato scorso i centri sociali hanno tentato di occupare l’ex Hotel Gemini. “Quella mattina ero presente e ho preteso lo sgombero della stabile occupato da clandestini sudamericani che non mi pare proprio si possano considerare profughi che scappano da Paesi in guerra”, racconta Holjwer Paolo, ex consigliere del mini municipio di Tiburtina. A poca distanza dall’hotel due carabinieri in borghese cercano di fermare il racket dei parcheggiatori abusivi allontanando due uomini dell’Est che “lavorano” per il disabile rumeno che vive sotto il cavalcavia. Uno dei due carabiniere ci confida i suoi timori per la nascita di un’ulteriore centro d’accoglienza nella zona e ci confida di aver paura già adesso quando escono sua figlia o sua moglie.

“Perché i profughi nel Secondo Municipio devono essere messi tutti attorno a stazione Tiburtina e non a San Lorenzo?”, chiede Nella Vecchia. La motivazione è sempre prettamente politica: “San Lorenzo, in occasione delle elezioni, sposta migliaia di voti, stazione Tiburtina no…”, spiega l’ex consigliere Holjwer.

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