Stagione turistica a forte rischio per gli operatori del settore turistico-balneare. La Corte di Giustizia Ue, molto probabilmente, emetterà una sentenza di bocciatura delle normative italiane - l'ultima è la legge di Stabilità 2013 - che hanno consentito una proroga delle concessioni demaniali marittime e lacustri per attività turistico-ricettive fino al 2020. Ieri l'avvocato della Corte di Giustizia, Maciej Szpunar, ha sostanzialmente affermato che la legge italiana che, con successivi interventi ha esteso le concessioni dal 2009 fino al 2020, è contraria alla direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei mercati e sull'apertura dei servizi sia perché non vi sono «concrete esigenze che giustifichino il protrarsi delle proroghe» sia perché l'attuale sistema «potrebbe creare una discriminazione tra gli operatori economici».
La bocciatura appare pressoché scontata poiché le conclusioni dell'avvocato generale sono generalmente riperse nella sentenza della Corte. Allo stesso modo, va ricordato che la causa in sede comunitaria è stata avviata dai ricorsi presentati al Tar Lombardia e al Tar Sardegna da alcuni operatori del Lago di Garda e di Sassari. Gli operatori, infatti, sono stati spiazzati dalla messa a gara delle concessioni prevista dalla legge comunitaria 2011 che ha consentito di chiudere una procedura di infrazione aperta nel 2008. Nel 2012, con la Stabilità approvata a fine anno, si è modificato ulteriormente il quadro normativo creando confusione tra norme regionali (che in alcuni casi prevedevano le gare), proroga statale delle concessioni e diritto comunitario.
«Credo che mai come ora sia necessario che il governo italiano si rechi a Bruxelles per negoziare con la Commissione europea un periodo transitorio non inferiore ai trent'anni, come avvenuto in Spagna e Portogallo, per tutelare il lavoro degli addetti delle 30.000 imprese balneari italiane», ha dichiarato il presidente di Assobalneari-Confindustria, Fabrizio Licordari, aggiungendo che si tratta di una decisione che deve essere presa «a livello politico e non invece in un'aula di un tribunale». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Confcommercio, Riccardo Borgo. «Occorre tenere i nervi saldi e la mente lucida: questa avvisaglia nulla toglie alla volontà di Parlamento, governo, Regioni e Comuni di lavorare alacremente su una legge di riforma condivisa, non in contrasto con la normativa europea ma nemmeno succube delle sue strette maglie burocratiche».
La deputata di Forza Italia, Deborah Bergamini, ha auspicato che «l'Italia dimostri di saper tutelare i propri cittadini ed il proprio sistema produttivo di fronte a tecnocrati europei che decidono senza conoscere il nostro territorio». La parlamentare azzurra ha criticato fortemente il governo Renzi affermando che «nonostante abbia presieduto da poco la Ue, non è riuscito, a differenza di Spagna e Portogallo, a negoziare una soluzione con la Commissione, dimostrando tutta la sua debolezza e inefficienza». La conseguenza è che «decine di migliaia di imprenditori italiani, a questo punto, non sono neppure certi che le loro concessioni saranno valide la prossima estate, ovvero tra tre mesi». Secondo Bergamini, «uno Stato che tiene in questa situazione di precarietà tanti cittadini che pagano le tasse, creano indotto e posti di lavoro, è uno Stato fallimentare» Da Nord a Sud gli operatori sono molto preoccupati.
Ha cercato di tranquillizzarli il deputato di maggioranza Sergio Pizzolante annunciando che la nuova legge dovrà prevedere «gare per le aree dove non c'è impresa o vi siano concessioni non assegnate e un congruo periodo di transizione per le imprese esistenti». Occorre, infatti, ricordare che la messa in gara delle concessioni mette a rischio gli investimenti in infrastrutture migliorative delle singole aree.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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