Lo stesso stalker tre anni dopo. La pallavolista: "Denunciate"

Alessia Orro tormentata dall'uomo, già condannato per averla perseguitata. Arrestato al palasport: è in carcere

Lo stesso stalker tre anni dopo. La pallavolista: "Denunciate"

Una vera ossessione, la sua, per la pallavolista sarda Alessia Orro, palleggiatrice del Vero Monza e della Nazionale. Dopo averla tormentata per anni, convinto ancora oggi che la 23enne sia «la donna della sua vita», lo stalker della giovane atleta è stato arrestato per la seconda volta in pochi anni. Stessi fatti, stessa accusa, stessa protagonista. Nonostante la condanna ricevuta nel 2019, Angelo Persico, impiegato di banca di 55 anni di Novara, c'è ricascato e ha ricominciato a perseguitare la sportiva con continui messaggi sui social network, appostamenti alle sue gare e ai campi di allenamento. Disposto a tutto pur di farsi notare, nonostante lei lo continuasse a ignorare e lo avesse già denunciato una volta.

Un incubo che la Orro credeva di non dover più rivivere dopo che l'uomo tre anni fa era finito ai domiciliari con l'accusa di atti persecutori nei suoi confronti. All'epoca la giocatrice militava nella squadra di Busto Arsizio e già allora aveva avuto il coraggio di allertare i carabinieri. «Mai sottovalutare la violenza», ribadisce oggi che uscendo allo scoperto ha consentito ai carabinieri della compagnia di Monza di arrestare in flagranza di reato lo stesso stalker. Le manette sono scattate mercoledì scorso, dopo che grazie alla denuncia della giocatrice i militari avevano disposto un sistema di controllo e vigilanza a sua tutela.

Le telecamere di sorveglianza del Palazzetto dello Sport «Arena di Monza» hanno consentito di localizzare l'auto di Persico nel parcheggio della struttura sportiva, dove l'uomo stava aspettando la pallavolista per l'inizio degli allenamenti. I carabinieri sono intervenuti e lo hanno fermato. Adesso lo stalker è in carcere e il gip di Monza ha convalidato il provvedimento, confermando la custodia cautelare. Una procedura che conosce bene, essendoci già passato. Anche se il provvedimento restrittivo che lo aveva raggiunto nel settembre del 2019 e la condanna a un anno e otto mesi non sono serviti a fargli interrompere i suoi comportamenti persecutori nei confronti della Orro. Allora c'erano stati mesi di messaggi, di mazzi di fiori all'indirizzo privato della giocatrice, di appostamenti. «Ti amo Ale, adesso domani sempre, ti voglio, ti desidero, ti pretendo, insegnami ad amarti», le aveva scritto una volta su Facebook. E poi altri post, e altri ancora, sempre più insistenti e non graditi. Fino a che, il 23 settembre di tre anni, al ritorno da una trasferta ad Olbia, in Sardegna, l'impiegato di banca era stato fermato. Una volta si era spinto addirittura a seguire la Orro fino in Turchia, prenotando gli stessi voli e lo stesso hotel della squadra. Non un semplice fan, insomma. Comportamenti inquietanti, i suoi, che hanno reso la vita impossibile alla pallavolista.

Costretta a riaprire una vecchia ferita, come lei stessa ha scritto su Instagram, la Orro adesso si sente di nuovo sollevata e, come atleta e personaggio pubblico, vuole condividere la sua esperienza: «Vorrei dare l'esempio non solo dentro il campo, ma anche e soprattutto fuori, aiutare tutte le persone che hanno o stanno passando questo momento difficile come è successo a me in passato e in questo ultimo periodo. Ragazzi e ragazze non abbiate paura di denunciare, la violenza, in qualsiasi forma essa sia, non va assolutamente sottovalutata.

Siate coraggiosi, perché io in prima persona so benissimo quanto possa essere difficile, soprattutto quando ti rendi conto che il passato potrebbe tornare nel presente, ma vi posso assicurare che sarebbe ancora più difficile affrontarlo da soli».

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