Stop ai satelliti e lite con Kiev. La partita al rialzo di Musk

"Il Pentagono paghi Starlink. L'Ucraina mi ha mandato a quel paese...". Il miliardario ora è indagato per Twitter

Stop ai satelliti e lite con Kiev. La partita al rialzo di Musk

New York. Elon Musk si smarca da Kiev e minaccia di interrompere il finanziamento della cruciale rete di comunicazione garantita dai circa 20mila terminali satellitari Starlink donati all'Ucraina. Il miliardario fondatore di Tesla ha avvisato che non è più in grado di sostenere i costi del servizio, che ha permesso al Paese e all'esercito di Volodymyr Zelensky di rimanere online durante la guerra, e in una lettera inviata al Pentagono il mese scorso ha spiegato che potrebbe interromperlo se la difesa Usa non si farà carico degli oneri per decine di milioni di dollari al mese.

Musk ha fatto sapere che finora la sua SpaceX ha speso 80 milioni di dollari, e che i costi potrebbero superare i 120 milioni entro fine anno e i 400 nei successivi 12 mesi. «Non siamo nella posizione di donare altri terminali all'Ucraina o di finanziare quelli esistenti per un periodo di tempo indeterminato», ha scritto al Pentagono il direttore di SpaceX per le vendite governative. Il taglio di Starlink paralizzerebbe la principale modalità di comunicazione dell'esercito di Kiev e potenzialmente ostacolerebbe le sue difese dando un grande vantaggio alla Russia, che ha già cercato di disturbare il segnale e il servizio telefonico nelle zone di guerra orientali e meridionali. «Combattere senza Starlink in prima linea è come combattere senza una pistola», ha commentato un comandante dell'esercito ucraino. Già nei giorni scorsi, comunque, si era avvertito un notevole cambiamento nell'atteggiamento di Musk, il quale da amico dell'Ucraina, alla quale ha consentito di continuare a comunicare, si è improvvisato negoziatore lanciando una controversa proposta di pace accolta positivamente solo da Mosca. «Rifare le elezioni nelle regioni annesse sotto la supervisione Onu con la Russia che se ne andrà se questa sarà la volontà del popolo, Crimea formalmente parte della Russia, forniture d'acqua assicurate alla Crimea, Ucraina neutrale»: queste le condizioni lanciate dal miliardario in un sondaggio su Twitter che ha raggiunto quasi 2 milioni e 750mila risposte, ma è stato bocciato dagli utenti (con il 59,1% di no e il 40,9% di si). «Quale Elon Musk preferite, quello che sostiene l'Ucraina o quello che sostiene la Russia?», ha chiesto da parte sua un infuriato Zelensky ai suoi follower. L'iniziativa ha scatenato anche una polemica con il politologo americano Ian Bremmer, secondo cui Musk ha parlato direttamente con Vladimir Putin prima di twittare la proposta di pace.

In una newsletter agli abbonati di Eurasia Group, di cui è presidente, Bremmer ha scritto che il fondatore di Tesla gli ha confidato che lo zar del Cremlino era «pronto a negoziare», ma solo se la Crimea fosse rimasta russa, se l'Ucraina avesse accettato una forma di neutralità permanente e riconosciuto l'annessione da parte di Mosca di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Affermazioni contestate da Musk, il quale ha negato di aver avuto contatti con Putin prima di postare il sondaggio. «Ho parlato con lui solo una volta, circa 18 mesi fa, e abbiamo discusso di aerospazio», ha chiarito rispondendo ad un utente sull'account di Vice.

Nel frattempo, nella tormentata vendita di Twitter, a sole due settimane dalla scadenza per un accordo dopo la sospensione della causa in seguito della retromarcia del miliardario e del rilancio della sua offerta iniziale da 44 miliardi, il social ha depositato in tribunale un documento in cui rivela che l'acquirente è sotto indagine federale per la sua condotta nell'operazione.

Nelle carte - rivelate dal Guardian - non è indicato il focus esatto dell'inchiesta, né quale autorità federale stia indagando. Ma Alex Spiro, uno degli avvocati di Musk, ha riferito che il procedimento giudiziario avviato da Twitter è stato un «depistaggio» e «sono i suoi dirigenti a essere sotto inchiesta federale».

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