In Germania c'è chi allestisce luoghi riscaldati per i poveri che non potranno pagare le bollette dell'energia alle stelle. In Francia, il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, invita i cittadini a «stare molto attenti ai loro consumi di energia» e pensa già a quali aziende potrebbero essere costrette a ridurre la propria produzione per risparmiare. La partita del gas russo ricorda il poker. Nessuno si fida di quello che ha in mano Vladimir Putin, che da oggi attraverso Gazprom bloccherà i flussi dal gasdotto Nord Stream 1: la più grande infrastruttura di importazione di gas dell'Unione Europea, che prende da Mosca il 40% del suo fabbisogno.
La Russia ha già ridotto del 60% le forniture, ora le stopperà del tutto per manutenzione tra oggi e il 21 luglio. La paura di tutti, Italia compresa, è che sia un bluff di Putin per interrompere totalmente le forniture. Una mossa per ostacolare la corsa agli stoccaggi dei Paesi Ue in vista dell'inverno. Ma anche un azzardo dal costo elevato per Mosca, che però conta sulla debolezza europea.
In Germania, intanto, nel Land della Renania-Palatinato, a Ludwigshafen, la Bild spiega che si stanno allestendo palestre e sale riscaldate per chi non potrà permettersi di pagare le bollette per gli elevati costi di riscaldamento nel prossimo inverno. Anche i centri di Neustadt, Frenkenthal e Landau pianificano le cosiddette «isole di calore». Fra le altre misure di emergenza, lo stop dell'illuminazione degli edifici pubblici e lo spegnimento dei semafori di notte.
Nelle scorse ore, una mano alla Germania è arrivata dal Canada, che ha deciso di restituire riparate ai tedeschi le turbine di Siemens destinate a Gazprom e al gasdotto russo Nord Stream, per togliere ai russi ogni scusa per prolungare lo stop alle forniture. Una sciagura che per la Camera di Commercio tedesca può costare almeno il 10% della produzione economica. Il governo aumenterà le forniture di carbone, ma il cancelliere Olaf Scholz non si fa illusioni: la sicurezza energetica sarà un problema per le «prossime settimane, mesi e persino anni».
Anche Parigi non è tranquilla. Ieri il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha detto che «l'interruzione totale del gas dalla Russia» è «lo scenario più probabile».
La Francia dipende dalle importazioni di gas russo solo per il 17% e ha dalla sua la risorsa del nucleare. Tuttavia, un taglio improvviso al gas metterebbe in difficoltà la flotta nucleare, anche perché molti reattori sono chiusi per operazioni di manutenzione.
«Il modo migliore per prepararsi ai tagli dell'approvvigionamento di gas russo è essere molto attenti al nostro consumo di energia», ha sottolineato Le Maire rivolgendosi ai francesi. Il governo vuole realizzare nuove infrastrutture, come il progetto del terminale galleggiante di Gnl per la rigassificazione del gas naturale liquefatto importato dall'estero. E sta anche cercando, azienda per azienda, di determinare quali potrebbero essere costrette a ridurre la propria produzione per risparmiare energia.
La Francia, inoltre, sta nazionalizzando il colosso energetico Edf. Le Maire pensa che «la totale unità di comando» permetterà «di prendere decisioni più rapide sul tema strategico della produzione di elettricità carbon free».
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