Il deflusso è cominciato nella notte del quinto giorno del rave party illegale sul lago di Mezzano. Auto, camper e tir hanno cominciato a lasciare il luogo della festa che aveva attirato nel viterbese migliaia di giovani da mezza Europa, non prima di essere identificati dalle forze dell'ordine. Si sono create lunghe file di mezzi, ma la zona era presidiata dai blindati della polizia, da carabinieri, guardia di finanza e ambulanze pronte ad ogni evenienza.
Circa 3mila persone e 1.200 mezzi sono stati identificati dalla Digos di Viterbo. Ma dopo le criticità e le polemiche dei giorni scorsi, tutto si filato liscio e non ci sono stati problemi di ordine pubblico. Già alle otto del mattino la stragrande maggioranza dei giovani che fino a poche ore prima ancora ballava al ritmo della musica pompata a tutto volume dagli impianti trasportati sui camion, aveva abbandonato il luogo del rave. Sono rimaste circa 250 persone, ancora intente a smontare le tende e a raccogliere le proprie cose. A due olandesi è stato sequestrato un furgone con rimorchio contenente materiale acustico e gruppi elettrogeni. Un altro mezzo pesante con a bordo attrezzature per fare musica, questa volta di due italiani, è stato bloccato dopo aver tentato di forzare i controlli a uno dei varchi di uscita. Le forze dell'ordine hanno monitorato, oltre alle zone limitrofe all'area del raduno, anche tutte le strade a lunga percorrenza e le autostrade per verificare eventuali transiti di autoveicoli provenienti dalla festa. Così è stato possibile intervenire subito sulle rive del lago di Bolsena per allontanare le circa 300 persone che si erano fermate con camper e autovetture. Altri mezzi hanno invece fatto sosta in Toscana, a Magliano. Molto preoccupato il sindaco, Diego Cinelli, che ha chiesto «la massima attenzione alle autorità». In allerta anche i sindaci dei comuni limitrofi. La situazione si è normalizzata, ma ci sono da raccogliere i rifiuti, dispersi in un'area vastissima, e la Sovrintendenza dovrà verificare i danni. Gli inquirenti invece stanno indagando per accertare eventuali reati commessi durante il raduno. «Evitare lo scontro - spiega il prefetto Achille Serra, in risposta alle accuse di chi avrebbe voluto lo sgombro - è stata l'unica via percorribile. Intervenire quando ci sono 10mila persone non è facile perché si rischia di trovarsi in scontri violenti, tanto più quando si fa uso di droga. A Viterbo, in assenza di reati gravi, non c'erano altre soluzioni se non quella di scoraggiare i partecipanti».
Dal punto di vista sanitario si teme invece per le condizioni epidemiologiche legate alla pandemia. «Stiamo monitorando la situazione con il direttore generale dell'Usl di Viterbo.
Mi auguro che questa tragedia non resti priva di conseguenze: la politica inizi una seria riflessione su come tutto questo sia potuto succedere e non si sia potuto prevenire», sostiene il sindaco di Valentano, Stefano Bigiotti. L'assessore laziale alla Sanità, Alessio D'Amato, sta predisponendo tamponi e contact tracing per gli abitanti della zona.
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