Per decifrare in chiave politica le liste Pd alle Europee, basta soffermarsi sulla capolista della circoscrizione Nord-Ovest: Cecilia Strada (nella foto). Una debuttante in politica che ha sempre fatto politica ai margini della politica. Strada, già presidente di Emergency, una vita dedicata al volontariato e agli ultimi, incarna alla perfezione l'identikit del Partito democratico ridisegnato da Elly Schlein. Iper laica, sensibile alle tematiche del mondo Lgbtq+, un profilo del tutto estraneo al mondo dell'impresa, una fascinazione per le tasse e allo scontro di fondo con i datori del lavoro.
Non a caso, la candidata si è distinta nelle sue prime uscite elettorali sull'introduzione della tassa patrimoniale e sull'adesione entusiastica al referendum della Cgil per annullare il Jobs act, il lavoro flessibile che era stato introdotto dal Pd di Matteo Renzi. Di fatto, l'armamentario di base di una sinistra estrema che si distingue soltanto per proposte di impianto massimalista.
L'elezione scontata di Cecilia Strada porterà a Strasburgo la fedele interprete della linea politica che ha stravolto dal marzo 2023 il più importante partito italiano della sinistra.
Le elezioni di giugno ci diranno anche se chi vota Pd è un comunista di ritorno o un moderato disorientato che non sa più a chi rivolgersi all'interno del Nazareno. Non è un mistero che l'ala «liberal» di Guerrini cerchi l'occasione per rovesciare la situazione.
Così come, soprattutto a Roma, si agitino cordate di settantenni di prestigio, Gentiloni-Rutelli-Bettini per intenderci, decisi a riportare il loro partito nell'alveo liberalsocialista.Le aziende non hanno bisogno di nuove tasse, contratti ingessati, immigrazione incontrastata. Ditelo a un Pd che ormai comunica con l'immagine di Schlein e la voce di Landini e Bonelli.
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