Strage di generali, ritardi e disfattismo. E l'Armata richiama le truppe dal Pacifico

L'avanzata di terra sembra incagliata, frenata dalla resistenza ucraina. Altri soldati pure dall'Armenia e mercenari dalla Siria. In supporto i droni kamikaze. Ma la guerra-lampo ormai è solo un lontano ricordo

Strage di generali, ritardi e disfattismo. E l'Armata richiama le truppe dal Pacifico

Carri armati letali ma ormai superati: T-72 e T-80. Soldati mandati allo sbaraglio. Verrebbe da dire: «Che succede...? Dov'è il milite russo?». Al 21° giorno di guerra, l'avanzata dell'Armata rossa in terra ucraina appare incastrata. Non tanto sui cieli contesi da cui continuano a piovere missili da crociera a 950 km orari, i temibili 3M-54 Kalibr con un carico bellico da mezza tonnellata, che distruggono scuole, asili, palazzi, mercati, e ieri una chiesa, a Chernihiv. Ma a terra, dove più di qualcosa sembra andar storto per Mosca.

«L'appetito dell'autocrate», per citare Joe Biden, costringe Mosca a cercare in ogni angolo terrestre altra carne da mandare al macello; per rimpolpare trincee prosciugate, spaesate, colte alla sprovvista dalla resistenza ucraina. E' l'intelligence militare britannica a sostenere che le forze russe starebbero dislocando altri uomini per superare lO stallo in cui sono cadute le truppe: soldati in arrivo dai distretti dell'est russo, dal Pacifico. Londra parla anche di militari dall'Armenia (dal Nagorno-Karabakh). E dell'impiego di 15mila mercenari siriani e africani.

In Armenia, Mosca aveva piazzato 1.960 soldati per una missione quinquennale dopo l'accordo di pace siglato con la sua mediazione, e quella di Ankara (che oggi sgambetta l'Armata rossa con i suoi droni a Kiev). Circa una metà di quelle truppe sarebbe chiamata a mobilitarsi. Ma Vladimir Putin, che ha già ufficializzato la morte di un generale 47enne, Andrei Sukhovetsky, ucciso il 3 marzo da un cecchino in un luogo imprecisato (ed era in forza a una divisone strategica, capo della 7a paracadutisti), ieri è intervenuto spiegando che in Ucraina "l'operazione militare speciale sta procedendo con successo".

A bombardare le città e far fuoco anche sui giornalisti sono finiti coscritti, mercenari, persino migranti. E se la censura russa sul fronte è totale, la lista delle sepolture si allunga ogni giorno; e in patria le madri scrutano Telegram per avere notizie sui figli caduti. Per Kiev, già 14 mila da inizio invasione; più caute le stime Usa, 5-6 mila. Venti 20 generali russi schierati. Ben 4, fedelissimi di Putin, sarebbero deceduti: l'ultimo ieri, smentito da Mosca. Si tratterebbe di Oleg Mityaev, 46 anni, comandante della 150esima divisione motorizzata, veterano già schierato in Siria, poi a Rostov, ucciso con 7 unità delle forze speciali.

Nel ciclone ci sono gli apparati dei servizi di sicurezza, dov'è partita la caccia alle "talpe". Tanto a Mosca, quanto al fronte. Una nuova lettera inviata da una gola profonda dell'Fsb all'attivista dei diritti umani in esilio Vladimir Osechkin conferma infatti come nell'ex Kgb si stimi allo "0% la realizzazione del piano, pensavamo che i politici di Kiev avrebbero fatto la fila per sostenerci".

Sul campo, solo pochi giorni fa sono arrivate armi più sofisticate da Mosca. I mini-velivoli telecomandati tristemente noti col nome di "droni kamikaze". A marchio di garanzia di letalità: Kalashnikov. Esplodono il colpo, bruciano l'obiettivo e aumentano la devastazione con sfere d'acciaio. E' però una superiorità potenziale. Continuano infatti a vedersi carri armati russi distrutti, mostrati anche ieri dagli ucraini: le "Z" in bella vista, sfregiati, inceneriti.

Difficile bollare i video soltanto come propaganda. Dietro c'è l'aeroporto di Kherson, la città che i russi hanno annunciato di aver preso. Sempre ieri, le immagini di un altro mezzo segnato "Z", russo, distrutto a Mariupol (dove Mosca accusa invece il battaglione Azov d'aver distrutto il teatro). Informazioni complesse da sminare: forse plateali, ma danno l'idea di come "Azov" abbia azionato con successo i droni arrivati dall'estero. Mosca al palo?

Il battaglione Aidar, integrato nella guardia nazionale ucraina al grido di patria e fucile, diventa quindi il capro espiatorio per ogni crimine commesso da Mosca. Il loro profilo neonazi è parte integrante della resistenza ucraina che rallenta l'Armata Rossa. I russi sembrano ancora in grado di prevalere. Ma l'aspetto psicologico colpisce soprattutto i militari di leva russi; anch'essi chiamati a combattere in Ucraina nonostante le smentite di Putin. Forse la prima gaffe mediatica-militare che ha segnato il passo del conflitto.

L'Orso è ferito, e per questo è più pericoloso. Da ipotetica guerra "lampo", l'escalation è dietro l'angolo.

Sapendo di non poter vincere alla lunga, il premier ucraino è categorico: "Non abbiamo mai pensato alla resa". E via con la notizia di due caccia russi abbattuti dalla contraerea sui cieli di Odessa, dove Mosca sembra però pronta all'accerchiamento.

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