Lo strappo poi la tensione: domani il faccia a faccia Conte-Mattarella

L'annuncio delle dimissioni in "stile Casalino" non è piaciuto a Mattarella. Il Colle spinge per le consultazioni mercoledì

Lo strappo poi la tensione: domani il faccia a faccia Conte-Mattarella

"Devi uscire velocemente, anzi subito, da questa condizione di incertezza. Serve una maggioranza solida". Solo 13 giorni fa, Sergio Mattarella rivolgeva queste parole a Giuseppe Conte. Breve recap: Matteo Renzi aveva già ritirato le due ministre e il sottosegretario di Italia Viva dal governo, ma ancora non era arrivata la batosta della maggioranza relativa in Senato. Che, per l'appunto, è di martedì scorso. Il Colle, però, aveva avvertito Conte (prima che finisse con "un piede nella fossa") e il premier sapeva già tutto. Nonostante tutti i "se", i "ma" e i "forse", Giuseppi avrebbe dovuto fare l'impossibile per coprirsi le spalle e mettere un punto sulla crisi di governo. Per un attimo, era pure convinto di avcercela fatta. Ma la maggioranza relativa gli ha messo i bastoni fra le ruote e, quello che sarebbe dovuto essere un piccolo incidente di percorso per ritornare in campo più forte di prima, si è rivelato fatale.

Il motivo? Il 19 gennaio, con il solo appoggio di 156 senatori, Conte ha capito che i suoi tanto corteggiati voltagabbana erano terrorizzati. Non erano ancora pronti per costuire con lui un nuovo partito. E la tanto aspirata "maggioranza solida" non esisteva. Ecco che quindi è iniziato il dramma: come arrivare al voto in Aula di mercoledì 27 gennaio sulla relazione di Alfonso Bonafede. Chi avrebbe sostenuto il governo? Se prendiamo tempo ci salviamo? I numeri parlavano chiaro: la maggioranaza non ci sarebbe stata. La quarta gamba non c'era. Così ha iniziato a farsi strada l'idea delle dimissioni del premier. Pd e M5S lo hanno più volte indirizzato in questa via (anche se ufficialmente hanno sempre smentito). Il ragionamento è sempre stato: non si può andare in Aula e cadere, bisogna anticipare le mosse dell'opposizione rassegnando le dimissioni per riuscire a dare vita a un Conte ter.

Benissimo, questa sera l'annuncio delle dimissioni è arrivato. Conte ha messo da parte il terrore di non ricevere il reincarico e di essere tradito per ridare la parola al Colle. Intorno alle 18, le agenzie di stampa hanno iniziato a battere con tanto di stelline la notizia dell'ultima ora: "Conte sale al Quirinale per rassegnare le dimissioni". Così non è stato, però. Come rivela Dagospia, infatti, questo modo di fare comunicazione in "stile Casalino" (prima ai giornalisti poi al presidente della Repubblica) non è stato particolarmente apprezzato da Mattarella. Anzi. "Pare che Conte non sia più andato da Mattarella perché il Colle si è incazzato. L'azzimato pupazzo di Travaglio e Casalino avrebbe chiamato all'ultimo il capo dello Stato per dirgli 'sto salendo' e il Quirinale gli avrebbe risposto: 'Eh no, mica puoi dircelo all'ultimo e fare come ti pare'", scrive il sito diretto da Roberto Dagostino. Probabilmente le parole non saranno state proprio queste, ma i toni sì. Fatto sta che Conte ha innervosito il Colle e ha dovuto mettere la retromarcia per ritornare a Palazzo Chigi.

E ora che succede? Di certo Mattarella ha intenzione di esercitare il ruolo che gli compete (l'arbitro) e portare l'Italia fuori dalla crisi. A tredici giorni dal primo incontro e dopo due udienze, il capo dello Stato riceverà nuovamente domani mattina il presidente del Consiglio che si presenterà dimissionario. Prassi vuole che il capo dello Stato prenda atto della decisione del premier e lo inviti a curare il disbrigo degli affari correnti. Vista la particolare situazione di emergenza di tutto il mondo, Mattarella potrebbe iniziare con le consultazioni mercoledì pomeriggio o concentrarle nella sola giornata di giovedì. Mercoledì mattina, infatti, al Quirinale sono in programma le celebrazioni per il Giorno della memoria. Bisogna, poi, tener conto dei tempi tecnici legati alla formazione delle varie delegazioni e soprattutto sarà necessario predisporre tutta una serie di precauzioni legate al Covid.

Inutile ipotizzare cosa deciderà di fare il capo dello Stato. Sicuramente tutto si svolgerà nella massima rapidità. Solo dopo aver ascoltato i rappresentanti delle forze politiche e delle componenti parlamentari, Mattarella capirà se ci sono gli spazi per un pre-incarico o un incarico pieno che possa poi portare a un Conte ter, sostenuto da una riedizione dell'attuale maggioranza con gli stessi partiti e/o con altre formazioni. Se invece risultasse impossibile la permanenza a palazzo Chigi dell'attuale inquilino, è chiaro che si aprirebbero gli altri scenari legati ad un cambio di premier ma non dell'attuale coalizione. In ballo c'è anche la creazione di un governo sostenuto dalla cosiddetta "maggioranza Ursula" e un esecutivo di larghe intese o di unità nazionale. Tutte ipotesi. Mattarella dovrà capire se esistono gli spazi per risolvere la crisi o se invece sarà inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni.

Quello che è certo è che Conte non può più pensare di fare come gli pare.

Non può minimamente pensare di poter gestire questa crisi a colpi di dpcm o dirette a reti unificate. Ci ha provato e ha fallito. Ora Mattarella lo aspetta al varco. E Giuseppi non può più giocare a fare il "capetto".

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