Stretta anti-pedofili del Papa: "Basta col segreto pontificio"

Storica decisione del Pontefice: i magistrati degli altri Paesi potranno accedere agli atti dei processi canonici

Stretta anti-pedofili del Papa: "Basta col segreto pontificio"

Una decisione epocale. Papa Francesco, nel giorno in cui ha spento 83 candeline, ha lanciato un segnale dirompente sulla tolleranza zero per i casi di pedofilia nella Chiesa. Bergoglio ha, infatti, abolito il segreto pontificio sugli abusi sessuali su minori da parte del clero. Ma non solo: il Papa ha tolto il segreto pontificio anche sui casi di insabbiamento della pedofilia da parte dei vertici delle gerarchie ecclesiastiche, cardinali e vescovi a capo di diocesi.

Lo scorso febbraio, durante il summit mondiale sugli abusi tenutosi in Vaticano per volontà di Francesco, era stato il cardinale tedesco Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, a lanciare l'allarme raccontando che in Germania molti dossier sui preti pedofili erano stati distrutti o addirittura mai realizzati. A pesare era stato proprio quel segreto pontificio che finora aveva rallentato il lavoro della giustizia civile in tutto il mondo, tra le proteste di attivisti e vittime. Francesco ha modificato anche uno dei reati più gravi in materia di abusi. Si tratta di quello che riguarda «l'acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di diciotto anni (finora era sotto i quattordici anni, ndr) da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento».

Dopo il vertice del febbraio scorso, Francesco ha subito emanato diverse norme per rafforzare la linea della tolleranza zero nel contrasto degli abusi e anche per evitare nuovi insabbiamenti. Linea che, dopo anni di opposizione, in Italia è stata recepita in pieno dalla Cei che ha finalmente introdotto l'obbligo morale di denuncia alle autorità civili dei preti pedofili. Ora l'ennesimo passo in avanti voluto dal Papa. Monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, ha chiarito «gli impedimenti che c'erano fino a questo momento: la vittima non aveva l'opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla sua denuncia, perché c'era il segreto pontificio. Anche altre comunicazioni venivano ostacolate, perché il segreto pontificio è un segreto di altissimo livello nel sistema di confidenzialità nel diritto canonico. Adesso viene facilitata anche la possibilità di salvaguardare la comunità e di dire l'esito di una sentenza». Scicluna ha precisato, inoltre, che con l'abolizione del segreto pontificio i documenti «non sono di dominio pubblico ma, per esempio, viene facilitata la possibilità di una collaborazione più concreta con lo Stato, nel senso che la diocesi che ha una documentazione ormai non è più legata al segreto pontificio e può decidere, come deve, di collaborare bene, trasmettendo copia della documentazione anche alle autorità civili».

Sempre ieri, il Papa ha accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età, avendo compiuto il 9 dicembre scorso 75 anni, del nunzio a Parigi, monsignor Luigi Ventura. L'arcivescovo, che è stato rappresentante pontificio in Francia per 10 anni, è sotto inchiesta da parte della magistratura del Paese per molestie sessuali. A far partire le indagini sono state le denunce di un paio di giovani funzionari del municipio della Capitale francese.

Nel luglio scorso la Santa Sede ha revocato l'immunità diplomatica a Ventura che si è regolarmente presentato davanti ai magistrati che lo stanno indagando. In attesa della nomina del nuovo nunzio, sarà monsignor Andrea Ferrante, in qualità di incaricato d'affari, a guidare la rappresentanza pontificia a Parigi.

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