Stretta di Bruxelles sull'export di vaccini. Accordo con Londra: "Vantaggi per tutti"

L'Ue ora vuole reciprocità: "Non le daremo a chi se le tiene". Ma Draghi la bacchetta

Stretta di Bruxelles sull'export di vaccini. Accordo con Londra: "Vantaggi per tutti"

La guerra dei vaccini si arricchisce di un nuovo capitolo. La Commissione europea ha infatti dato un'altra stretta sull'export di dosi anti-Covid, aggiungendo al criterio del rispetto dei contratti da parte delle case farmaceutiche anche la reciprocità e la proporzionalità con i Paesi interessati. In poche parole, niente export dalla Ue verso quegli Stati che producono vaccini e non li esportano, o verso quegli Stati che, avendo già eseguito un alto numero di vaccinazioni, non ne hanno necessità. Il messaggio è chiaro e non vale solo per AstraZeneca, ma pure per gli altri produttori affinché non cadano nella tentazione di non rispettare le consegne. Ma è con l'azienda anglo-svedese che continua lo scontro.

«Dovevano consegnare 120 milioni di dosi nel primo trimestre, ne consegneranno meno di 30», ha denunciato ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Non è solo AstraZeneca a essere nel mirino, c'è pure la Gran Bretagna coinvolta nella nuova stretta. «Da fine gennaio, l'Ue ha esportato nel Regno Unito 10 milioni di dosi, mentre dal Regno Unito zero dosi all'Ue», ha affermato Dombrovskis. Il Commissario Ue non si è soffermato sul caso dello stabilimento Catalent di Anagni, dove sono state scoperte 29 milioni di dosi AstraZeneca. Ma su questo si è pronunciato Thierry Breton, il commissario per i vaccini. «Quel che è certo è che a parte una quantità prevista per Covax (l'iniziativa per i Paesi poveri), il resto delle dosi sarà distribuito esclusivamente tra gli Stati della Ue». La linea è quella dettata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. «L'Ue è l'unico grande produttore Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala. Ma le strade dovrebbero essere aperte in entrambe le direzioni. Questo è il motivo per cui la Commissione introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità», ha spiegato Dombrovskis. Il premier britannico Boris Johnson ha subito reagito alla mossa europea. «Il blocco di vaccini o ingredienti per vaccini non è una cosa sensata. Il danno a lungo termine provocato dai blocchi può essere davvero considerevole», ha detto il leader inglese. Il braccio di ferro ha però avuto vita breve. In serata, una nota congiunta di Londra e Bruxelles ha messo fine, per ora, al contenzioso. «Stiamo tutti affrontando la stessa pandemia e la terza ondata rende la cooperazione tra l'Ue e il Regno Unito ancora più importante. Abbiamo discusso di cos'altro possiamo fare per garantire una relazione reciprocamente vantaggiosa tra il Regno Unito e l'Ue sul Covid-19».

Sulla questione vaccini è intervenuto anche il presidente del consiglio Mario Draghi, nella sua comunicazione alle Camere. «Noi pretendiamo il rispetto dei contratti da parte dei produttori dei vaccini - ha detto -. D'altronde, avete visto che l'Italia è stata la prima ad avere la propria azione fondata su tre pilastri: pretendere il rigoroso rispetto; sanzionare o bloccare le esportazioni; pronta sostituzione dei vaccini mancanti». Draghi non ha risparmiato bacchettate a Bruxelles. «Non so se ci siano stati errori - ha detto -. Certamente c'è stata una grande delusione di tutti i cittadini europei». Il capo del governo ha anche espresso una visione più ampia. «Si parla spesso di autonomia strategica ha spiegato -. Se ne parla in riferimento alla difesa e alla sicurezza, al mercato unico. Ma io credo che la prima autonomia strategica sia oggi in fatto di vaccini». Draghi ha poi ribadito che bisogna cercare il coordinamento europeo nella campagna vaccinale, ma se «non funziona, occorre anche trovare delle risposte da soli». L'Italia, infatti, guarda al vaccino russo come ulteriore risorsa. L'Istituto Spallanzani ne ha già avviato la sperimentazione, mentre l'azienda italo-svizzera Adienne ha annunciato che lo produrrà in due stabilimenti italiani. E Berlino farà lo stesso.

Una fonte del governo tedesco ha spiegato che la Germania sta facendo pressione per l'approvazione europea dello Sputnik, mentre la casa farmaceutica R-Pharm ha comunicato che inizierà a produrre il vaccino russo nel suo stabilimento bavarese dai primi di giugno.

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