La stretta di Obama: "Basta morti per armi"

Il presidente annuncia maggiori controlli sugli acquirenti e nuove tecnologie per garantire sicurezza

La stretta di Obama: "Basta morti per armi"

Si è commosso Barack Obama ieri quando, dalla East Room della Casa Bianca, ha ricordato i 20 bambini delle elementari uccisi tre anni fa a colpi di arma da fuoco a Newtown, Connecticut. «Mi arrabbio ogni volta che penso a quei bambini», ha detto il presidente americano durante un lungo discorso per annunciare una stretta sulle armi negli Stati Uniti: dai controlli sugli acquirenti allo studio di tecnologie più sicure.

Obama ha spiegato nel dettaglio i contorni dei suoi ordini esecutivi, azioni legali che hanno la stessa forza della leggi e che l'amministrazione utilizza quando non trova il consenso dell'intero Congresso. La prima di tante volte che il presidente ha parlato alla nazione in seguito a una fatale sparatoria - ha ricordato lui stesso - è stata nel 2011 quando a Tucson, Arizona, un uomo armato ferì la deputata democratica alla Camera, Gabby Giffords. Non tutti gli americani, ha detto elencando gli attacchi da Newton a Charleston fino all'ultima strage di San Bernardino, poche settimane fa, sono stati fortunati come la deputata, sopravvissuta. Sono circa 30mila gli americani che perdono infatti la vita ogni anno a causa delle armi da fuoco, coinvolti in semplici incidenti, o assalti, atti di criminalità, violenza domestica...

«Gli Stati Uniti sono l'unico Paese avanzato al mondo che vede questo tipo di violenza irrompere con una tale frequenza», tuttavia la questione polarizza la politica. Il dibattito sul controllo delle armi da fuoco, soprattutto dopo l'ultimo episodio a San Bernardino, in cui gli attentatori erano legati ideologicamente all'estremismo dello Stato islamico, mette l'uno contro l'altro il partito democratico - favorevole a maggiori controlli - e quello repubblicano - che si oppone. Ed è entrato a pieno nella campagna presidenziale, già iniziata con la preparazione alle primarie dei due schieramenti. Se ieri su Twitter la candidata democratica Hillary Clinton ha lodato il presidente «per un così cruciale passo avanti sulla violenza delle armi», i rivali repubblicani come il miliardario Donald Trump e i senatori Ted Cruz e Marco Rubio promettono che, se eletti, cancelleranno gli ordini esecutivi di Obama.

«Credo nel secondo emendamento, è lì, nero su bianco, garantisce il diritto di portare armi - ha detto il presidente -. Penso però che si possa ridurre la violenza mantenendolo vivo». La maggior parte degli americani, secondo i più recenti sondaggi, sarebbe d'accordo con Obama per controlli più duri. E in campo repubblicano, ha ricordato il presidente per rafforzare la propria tesi, politici e leader come George W. Bush, il senatore John McCain e anche Ronald Reagan hanno parlato in passato a favore di maggiori controlli sugli acquirenti. La prima misura annunciata da Obama va proprio in questa direzione: «Ogni venditore di armi deve ottenere una licenza che gli permetta di portare a termine controlli sugli acquirenti», che saranno allargati, attraverso l'aiuto dell'FBI. Ci saranno inoltre più funzionari a processare le richieste di porto d'armi per rendere veloci le procedure. Il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, l'agenzia governativa che indaga sui reati legati all'uso di armi da fuoco, sarà potenziata con 200 nuovi agenti.

L'amministrazione lavorerà direttamente con i produttori di armi per lo studio di nuove tecnologie di sicurezza (per esempio il riconoscimento delle impronte digitali per lo sblocco delle sicure), o di applicazione in grado di rintracciare armi rubate. Obama ha parlato anche di 500 milioni di dollari stanziati per la cura dei disturbi mentali: molti degli episodi di violenza legati ad armi da fuoco hanno avuto all'origine persone con disturbi della psiche.

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