Gli studi sugli anticorpi per tarare la terza dose. "Non scontata per i sani"

Risposta immunitaria forte dopo 6 mesi. Il ruolo delle cellule "T". Il Cts frena sui richiami

Gli studi sugli anticorpi per tarare la terza dose. "Non scontata per i sani"

«Per i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose». Mette le cose in chiaro Franco Locatelli, presidente dell'Iss, che prima intende valutare il terzo giro di vaccino per i sanitari e per «i soggetti connotati da fragilità, ad esempio i cirrotici o i soggetti con grande obesità o fibrosi polmonare». Detto questo, il governo è pronto a qualsiasi evenienza e, se il comitato scientifico, dovesse dire che è necessario ampliare le fasce di popolazione da vaccinare, avrebbe le scorte di fiale necessarie per farlo. «L'Italia - assicura il ministro alla salute Roberto Speranza - ha comprato dosi a sufficienza, non ci sono problemi di approvvigionamento, abbiamo acquistato dosi sufficienti per poter seguire le indicazioni che la comunità scientifica ci fornirà».

Per decidere come articolare la tabella di marcia della nuova fase di vaccinazione, il Cts terrà conto anche degli ultimi studi. Uno, concluso all'istituto dei tumori Regina Elena, che dimostra come l'effetto della seconda dose di vaccino nei malati oncologici si esaurisca nel giro di solo nove mesi (e renda quindi necessaria e urgente la somministrazione della terza dose). Il secondo, svolto dagli ospedali milanesi Niguarda e Ieo, che rileva come la copertura del vaccino nei soggetti non fragili sia attiva e alta anche dopo sei mesi dall'iniezione. Significa che, se si dovessero ammalare, l'infezione li colpirebbe in maniera estremamente soft.

Le diverse risposte immunitarie - di soggetti anziani, malati cronici e sani - serviranno per «scalettare» le varie fasi della somministrazione e scandire i tempi del terzo giro della campagna vaccinale

«Con le analisi sui soggetti dopo 14 giorni e 3 mesi dalla vaccinazione, avevamo osservato una risposta anticorpale in circa il 99% dei vaccinati - commenta Francesco Scaglione, direttore del laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda - Gli studi sierologici a distanza di 6 mesi confermano che nella stessa percentuale di vaccinati, cioè il 99%, vi è una buona presenza di anticorpi in circolo. Tra i pochi (1%) che invece non mostrano una risposta rilevabile, alcuni fin dall'inizio, vi sono anche soggetti con condizione clinica di immunodepressione. In questi 6 mesi il titolo anticorpale medio è naturalmente sceso». La ricerca considera anche un altro dato: il numero di persone che si sono infettate dopo la vaccinazione. «I dati sulle infezioni sono estremamente confortanti - continua il ricercatore - soltanto dieci operatori sanitari, infatti, hanno contratto l'infezione e, soprattutto, 9 su 10 in maniera asintomatica o paucisintomatica e solo uno in maniera sintomatica. Tra l'altro in questo caso si trattava di uno dei soggetti fragili che non aveva inizialmente risposto alla vaccinazione». Anche in presenza di un numero relativo basso di IgG evidentemente, una volta a contatto con il virus, sembra che si attivi una risposta efficace e rapida grazie ai linfociti T, le cellule «sentinella» che permettono di produrre una protezione duratura contro il Covid grazie alla cosiddetta «memoria immunitaria».

L'importante è partire con la vaccinazione ai fragili e ultra ottantenni. Dalla mezzanotte di ieri è attivo per tutta la Regione Lazio il servizio di prenotazione online per gli over 80 che hanno ricevuto la seconda dose entro il 31 marzo 2021, una platea di 140mila utenti.

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