Lo stupidario del salario minimo smentito anche da Confindustria

Bonomi ribadisce il no alla misura che infiamma la sinistra. Dal "salario ricco" di Conte allo "schiaffo ai poveri" di Avs

Lo stupidario del salario minimo smentito anche da Confindustria
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L'ultimo squillo è arrivato da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Ma perfino alcuni sindacati, altre associazioni di categoria e diversi economisti hanno ricordato alla sinistra che il salario minimo non funziona. Di sicuro l'entusiasmo intorno alla proposta delle opposizioni è fortemente esagerato. «Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe la grande questione del lavoro povero», spiega Bonomi, presidente uscente dell'associazione degli industriali. Più che un salario minimo, il numero uno di Confindustria auspica «un salario giusto».

Una bocciatura totale della rumorosa campagna portava avanti da tutte le opposizioni, esclusi i renziani di Italia Viva. Da Elly Schlein a Carlo Calenda, passando per Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni. La loro narrazione è quella di una misura che di colpo è diventata la panacea di tutti i mali. «Sul salario minimo stiamo inviando un messaggio chiaro: sotto i nove euro è sfruttamento», ha ribadito giovedì la segretaria del Pd a Otto e Mezzo su La7. Eppure, solo a luglio scorso, la Cgia di Mestre aveva messo in guardia: «Nel caso fosse introdotto per legge il salario minimo a 9 euro lordi all'ora, potrebbe esserci il serio pericolo di veder aumentare nel Paese il lavoro nero». Non un rischio da poco. La stessa obiezione mossa alla sinistra da uno dei leader sindacali più importanti d'Italia, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. «Con il salario minimo per legge aumenta il lavoro nero», ha detto il 22 luglio Sbarra in un'intervista a Il Foglio. Secondo la Cisl non serve un salario minimo per legge, ma «ci si può arrivare con la contrattazione». Sbarra si è anche detto d'accordo con le parole pronunciate ieri da Bonomi.

Ma gli alfieri del campo largo tirano dritto. Ed ecco Giuseppe Conte, leader del M5s. «Meloni ha detto no al salario minimo e sì al salario ricco per i politici», l'accusa dell'ex premier il 3 agosto alla Camera. Nello stesso intervento Conte ha scandito sicuro: «In tutti i paesi dove è stato introdotto il salario minimo c'è stato un aumento degli stipendi, del Pil e dell'occupazione». Gli studi smentiscono questa affermazione. Un rapporto dell'Ocse pubblicato a fine 2022 ha decretato che nella maggior parte dei Paesi Ocse «il salario minimo non ha avuto effetti sull'occupazione». Ma niente, il 31 agosto il verde Angelo Bonelli ha tirato fuori la metafora cinematografica: «Meloni mani di forbice, fa la guerra i poveri». Da Sinistra Italiana Nicola Fratoianni a luglio ha parlato di «schiaffo ai lavoratori poveri».

Intanto Maurizio Landini ha convocato per il 7 ottobre a Roma «una manifestazione oceanica». Uno dei vessilli da sventolare è il salario minimo.

Però ci pensa anche un'analisi dell'Inps del 2020 a smorzare gli entusiasmi: «L'evidenza empirica mostra un impatto occupazionale negativo contenuto, talvolta nullo o addirittura positivo del salario minimo». Parole roboanti, fatti fragili.

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