Subito aiuti ai redditi più bassi Le prime mosse del governo

Il piano per ridurre l'aliquota fino a 35mila euro. Urso: "Sgravi per due terzi ai lavoratori". Scettica Confindustria

Subito aiuti ai redditi più bassi Le prime mosse del governo

«Non si può fare tutto e subito, possiamo fare ciò che è possibile e tracciare la rotta. Il taglio del cuneo fiscale sarà per 2/3 per il lavoratore e 1/3 per l'azienda». Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ieri al Forum della Piccola Industria di Confindustria ha anticipato i contenuti di uno dei provvedimenti più attesi della manovra 2023. «Dobbiamo alzare i salari - ha aggiunto l'esponente di Fdi - e questo avverrà gradualmente nel tempo».

Occorrerà constatare, tuttavia, come questo obiettivo sarà coniugato con le reali disponibilità finanziarie visto che i 21 miliardi di maggior deficit recuperati per l'anno prossimo saranno impiegati tutti o quasi per contrastare il caro-energia. La riduzione di due punti percentuali delle aliquote contributive sui redditi fino a 35mila euro lordi dovrebbe essere confermata. «Faremo tutto il possibile per accelerare la riduzione al 5% ma già confermare la riduzione al 2% non è facile. Confidiamo di poter tagliare del 5% il cuneo fiscale almeno per i redditi fino a 35mila euro nell'arco della legislatura», aveva spiegato qualche giorno fa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovan Battista Fazzolari. Lo sconto attuale costa circa 6 miliardi. Per tagliare un punto di prelievo anche alle aziende occorrerebbe spendere altri 3 miliardi. A meno di non ripartire il beneficio attuale tra le due parti con il rischio di scontentare tutti.

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando poco prima di Urso da quello stesso palco, aveva infatti ribadito che quello «sta mancando è un intervento strutturale sui temi del lavoro» pur riconoscendo come «provvedimenti positivi» le misure del dl Aiuti-quater per contenere il caro-bollette nonché «l'intenzione di tenere la barra dritta sulla finanza pubblica». Non a caso Bonomi ha criticato l'innalzamento della soglia di esenzione a 3mila euro annui per i fringe benefit in quanto «la platea dei lavoratori che potrebbe usufruire di questa agevolazione è molto ridotta: i primi conteggi parlando del 17%» e «perché si sposta la palla nel campo delle imprese» che, secondo il numero uno di Viale dell'Astronomia, al momento non hanno risorse a sufficienza per dispensare elargizioni. «Su oltre mille miliardi all'anno di spesa pubblica si può riconfigurare il 4/5% di questa spesa, quindi 50-60 miliardi» per il taglio, ha detto Bonomi.

Che cosa potranno fare il governo Meloni e il ministro dell'Economia Giorgetti, in particolare, in questi dieci giorni che mancano alla presentazione della legge di Bilancio? Come detto prima, si tratterà di studiare quali tagli si potranno operare per recuperare risorse da destinare al calo della pressione fiscale. Il dl Aiuti-quater già prevede che le maggiori entrate derivanti dalla modifica delle norme sul Superbonus 110%, siano iscritte in uno specifico fondo nello stato di previsione del Mef da destinare agli interventi della manovra. Ne consegue che un eventuale intervento di riduzione dell'Irpef o della contribuzione previdenziale e assistenziale si potrà fare solo in presenza di un taglio degli sconti fiscali. Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, ha aperto alla possibilità di abbassare ulteriormente la soglia dei 120mila euro lordi annui di reddito oltre la quale si perdono questi vantaggi, ma tenendola al di sopra dei 60mila euro. Non ci si aspetti, però, un recupero monstre considerato che la maggior parte dei 42 miliardi di sconti Irpef (su 82 miliardi di tax expenditures) è già a vantaggio dei redditi bassi.

Meno problematico l'innalzamento della flat tax per gli

autonomi a 85mila euro e lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro con conseguente rottamazione-quater. La prima costa meno di un miliardo, la seconda può agevolare il recupero di gettito. E mai come ora ce n'è bisogno.

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